Marco Sanchioni, cantautore marchigiano originario di Fano, si presenta
a noi con questo album, che nel titolo ci racconta di una storia passata.
All’inizio ha fatto parte del gruppo A Number Two, coi quali
ha inciso due demo e un Ep, poi è seguita l’avventura
solista, intermezzata da un’altra band più sperimentale,
gli Ossi. Nel 2002 è uscito il suo primo album e oggi, dopo
dieci anni appunto, ecco il secondo album, nel frattempo Marco non
è stato fermo, ha continuato a suonare live ed ha partecipato
a varie compilation, in particolare alcune del Mucchio.
Lo stile di Marco è in bilico fra il rock più istintivo
ed energico, a tratti molto psichedelico, e il cantautorato poetico,
ma la cosa che colpisce fin dal primo ascolto è il gusto melodico
che Sanchioni riesce ad imprimere alla sua musica, i testi corrono
veloci e si sposano con una naturalezza incantevole, rock diretto
e italiano molto spesso non sono andati d’accordo, anzi molti
artisti, anche famosi, non sono riusciti a rendere bene il rock con
cantato italiano, questo problema sembra non colpire minimamente Marco,
che ci regala tredici ballate molto riuscite.
Apre “L’Idea di Te” con un giro molto duro, poi
entra il cantato e tutto assume connotati più melodici, le
parole sono piene di poesia, ma che non spegne l’energia impressa
da una chitarra malandrina. Con la successiva “L’Ultimo
Happy Hour” emerge anche il lato più caustico di Marco,
che denuncia alcuni mali delle nuove generazioni con sagacia e forza,
ci sono anche degli intermezzi molto acidi, che svelano l’amore
del nostro per musiche non proprio easy listening, ma la resa finale
è convincente. “Dani Sulla Luna” è il testo
più poetico del disco, una storia molto triste (che mi ha ricordato
un po Lilly di Venditti come tematica) accompagnata da una musica
quasi allegra, con un giro un po’ irlandese e un po’ rock
americano, un momento molto felice dove Sanchioni ha dato il meglio
di se. Il brano successivo “Anima-le” è molto sesso
e rock ‘n’ roll, dopo il testo delicato di prima è
quasi uno schiaffo, non mi piace l’accostamento, ma come canzone
funziona bene, gran finale psichedelico. Un altro bell’esempio
di quello che Marco sa fare è “Quasi Amore”, un
po’ ballata e un po’ rock trascinante, melodia ed energia,
questo è ottimo rock “italiano”. La freschezza
del cd non viene meno lungo tutto il suo percorso, anche se le canzoni
più riuscite erano all’inizio, ma ci sono momenti davvero
interessanti, come la caustica “Comunista con la Pancia Piena”,
che riflette in modo molto ironico su alcuni mali di certa sinistra.
La malinconica “Il Mio Mangiadischi”, mi ha convinto poco,
meglio sicuramente “Giochi di Potere”, dove ancora una
volta mescola rock con testi in italiano molto ben inseriti. Si chiude
con una parentesi onirica che spiazza un po’ rispetto al resto
del cd, ma ci sta.
Mentre molti continuano a domandarsi se esista una via per il rock
italiano, Sanchioni ci regala un disco emozionante, che non lascia
dubbi. Certo in Italia è difficile fare rock e sicuramente
lo sa bene Marco, ma è bello sapere che questo non ha impedito
la riuscita di un disco così felicemente controcorrente. GB
p.s. credo che non c'entri nulla, ma mi piace pensare che il titolo
del disco nasconda un velato omaggio ai formidabili Ten Years After
di Alvin Lee... :)
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