Il
Rock Progressive ha avuto una esistenza travagliata, questo lo sappiamo
tutti, il Punk alla fine degli anni ‘70 lo ha quasi ucciso,
ma come un araba fenice è risorto dalle proprie ceneri verso
il 1983, grazie a gruppi come i Marillion di Fish, IQ e Pendragon.
I suoni sono sinfonici, le chitarre nostalgiche, le interpretazioni
canore “recitate”, un richiamo soprattutto ai Genesis
ed ai più sperimentali King Crimson. Questo genere viene chiamato
dagli addetti ai lavori New Progressive.
Oggi le nuove leve sembrano non gettare troppo lo sguardo su di esso,
il tempo è passato, il Prog si è evoluto, rimodellato
con interventi più metallici (Porcupine Tree) e più
Psichedelici, insomma in mille altre sfaccettature, quindi per intenderci
più distanti dai Marillion di “Script For A Jester’s
Tear”. Gli stessi capostipiti si sono allontanati da quelle
sonorità, una naturale evoluzione delle cose. Ma uno zoccolo
duro ancora esiste, c’è sempre stato. Ci sono gruppi
che rimangono saldati a questi stilemi, francamente pochi ma caparbi,
uno su tutti i polacchi Satellite del batterista Wojtek Szadkowski.
Le carte sono tutte in regola per entrare a pieno diritto nella storia
del genere, copertina compresa, rappresentazione straordinaria del
solito Mark Wilkinson (Marillion, Fish etc.), un nome una garanzia.
Questo “Into The Night” è il terzo capitolo di
una trilogia iniziata nel 2003 con “A Street Between Sunrise
And Sunset” e proseguita nel 2005 con “Evening Games”.
Cosa ci dobbiamo attendere in questo disco oramai è più
che chiaro ed in effetti le attese non vengono deluse. La musica è
delicata, Marillioniana, soprattutto nelle chitarre e nelle tastiere,
ma ci sono anche dei richiami ai più attuali Porcupine Tree
e Riverside, a testimonianza di una certa attenzione della band anche
al mondo circostante. L’opner “Into The Night” sin
dall’inizio fa scorrere brividi lungo la schiena, con i suoi
cambi umorali, quelle chitarre che ci fanno sognare ad occhi aperti
e le tastiere alla Mark Kelly. La voce di Robert Amirian è
ovviamente legata allo stile che abbiamo dettagliatamente descritto,
inevitabile dunque il paragone con Fish. Si gettano a capofitto anche
in piccole suite, come ad esempio in “Dreams (Parts 1-3)”
e con ottimi risultati. Cambi di ritmo all’ordine del giorno,
lunghe parti strumentali con suoni che riempiono l’ascolto,
una musica totale ricolma di collegamenti temporali. Più oscura
“Downtown Skyline”, uno sguardo all’interno dell’animo.
I Satellite si distanziano leggermente dai stilemi e si addentrano
in antri celati, dove le tastiere assumono un ruolo di assoluta rilevanza.
Il brano si svolge in un crescendo emozionale che va a sfociare in
“Lights”, due minuti psichedelici ed ancora più
profondi.
L’elettronica ci sorprende di tanto in tanto, ma non lasciatevi
fuorviare, il New Prog è sempre puro, cristallino, anche se
“Don’t Go Away In Silence” cerca di trarci in inganno.
Gli Arena sembrano suonare in questo brano, guarda caso un altro gruppo
da novanta…
Il merito principale di questo lavoro risiede nel fatto di non patire
gravi cali di sorta, la nostra attenzione è sempre resa viva
dai repentini interventi strumentali, massicci e ridondanti, quasi
esplosivi nella loro magniloquenza. Davvero speciale l’intervento
di chitarra proprio in “Don’t Go Away In Silence”.
La band è maturata ulteriormente rispetto al 2005, oggi è
sicura dei propri mezzi, orgogliosa della propria appartenenza, un
esempio per chi ama la musica senza compromessi di sorta. C’è
spazio anche per sonorità più metalliche con “Heaven
Can Wait”, i Satellite si impegnano al massimo per non ripetersi.
Chiude l’ottima “Forgiven And Forgotten” questo
disco che non vuole aprire chissà quali nuove porte nel Rock,
ma che sicuramente farà la gioia di molti di voi nostalgici
e, perché no, anche di chi ama la musica vera, suonata con
il cuore e con la mente.
La Polonia ultimamente sta producendo ottimi lavori, gli SBB non sono
da meno, ma cercate questo “Into The Night” e sono sicuro
che mi ringrazierete. MS
Altre recensioni: A Street Between Sunrise
and Sunset; Nostalgia
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