Rock Impressions

Satellite - Nostalgia SATELLITE - Nostalgia
Metal Mind Productions
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: New Prog
Support: CD - 2009

La Polonia è una nazione ricettiva alle suntuose sonorità del Rock Sinfonico, ci sono band che hanno fatto anche la storia del genere, che si sono distinte nella marea delle realizzazioni. Ci hanno deliziato gli SBB, Abraxas, Albion, Believe, Grendel, Millenium, Moonrise, Osada Vida, Strawberry Fields e i Collage con una loro costola attuale: i Satellite.
La band del batterista polistrumentista Wojtek Szadkowsky si dedica a suonare un Prog Rock caro alla sua band madre, ossia i Collage, ma a sua volta debitrice totale a quel New Prog anni ‘80/’90 stile Pendragon e simili.

A poca distanza dal predecessore del 2007 “Into The Night”, il quartetto polacco torna alla nostra attenzione con questo “Nostalgia”. Cosa cambia? Ovviamente assolutamente nulla, come d'altronde nel genere New Prog per se stesso. Questo è un filone assolutamente radicato ed irremovibile, non aperto a molte nuove contaminazioni, un paradosso? Forse si, ma chi ama band come i primi Marillion, gli IQ e compagnia bella, godono e si accontentano di sonorità sontuose, fra importanti tastiere ed assolo di chitarra mozzafiato.

In definitiva il discorso è anche il sunto di questo bel disco egregiamente prodotto, ma privo di novità sbalorditive. Questo è il classico disco che non mette d’accordo tutti, anzi, che fa sbranare fra di loro i sostenitori del Prog assoluto, quello classico ed i fans di quello coraggioso e d’avanguardia. Personalmente io sono un amante di tutti e due, non resto indifferente avanti alle toccanti melodie (seppur scontate), avanti a buoni assolo, ma neppure alla presenza di coraggiosi artisti che si vanno ad impelagare in intricati meandri sperimentali.

Con questo voglio dire che “Nostalgia” mi piace, mi trascina con la fantasia in mondi fantastici, “Afraid Of What We Say” mi coglie in pieno, ma allo stesso tempo qualche brano mi strappa anche uno sbadiglio. La verità è che questo album scorre abbastanza bene, è professionale e gode di una buona incisione e consentitemi anche di dire che Szadkowsky è davvero un ottimo batterista. Belle le interpretazioni vocali di Robert Amirian, per non parlare degli ottimi pezzi di chitarra (il piatto forte) di Saharan Kubeisi. Altro brano che mi emoziona è il sussurrato “Am I Losing Touch?”, un susseguirsi di delicate armonie.

Questo lavoro è suddiviso in sette lunghi brani della media di otto minuti l’uno, mentre la versione digipack contiene due brani aggiuntivi, “The Color Of The Rain” e “Relaxed”.
In conclusione promuovo questo disco, nel senso che chi ama il New Prog e le band prima citate, troverà di che godere, quindi soldi spesi bene. Chi invece ascolta il Prog più sperimentale ovviamente è meglio che volga la propria attenzione presso altri lidi. MS


Altre recensioni: A Street Between Sunrise and Sunset; Into the Night


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