Yngwie Malmsteen, Journey, Talisman, Eyes, Takara, Soul SirkUS, una
nutrita serie di album solisti: con queste credenziali torna sulle
scene uno dei più potenti e quotati cantanti della scena Hard
Rock internazionale, artista che secondo il sottoscritto ha raccolto
molto meno di quanto non meriti, ma anche così va il mondo!
"DC" è un prodotto molto professionale, realizzato
insieme a ben ventisei musicisti del calibro di Dave Meniketti, Gary
Schutt, Casey Grillo, Joel Hoekstra, Jorge Salan, etc, ma tutti posti
al servizio dell'interpretazione di Jeff che sta ben attento a non
farsi rubare la scena da tale schieramento di aiutanti.
Recuperato lo spirito parzialmente perso nel precedente "Beautiful
Mess" del 2009, JSS parte a razzo con "Give A Little More",
dall'ottimo bilanciamento fra hard rock e armonie melodiche degno
dei migliori Talisman, la titletrack e "Look Inside Your Heart"
che ripercorrono senza notalgia gli insegnamenti di un 'tal' Joe Lynn
Turner. Quindi spazio al puro AOR di "Die A Little" e "If
I Never Let Her Go" con chitarre, tastiere e parti vocali che
ci riportano a metà anni ottanta con un suono attuale, ma è
soprattutto la prima canzone a catturare la mia attenzione, mentre
la seconda è più banale. Quindi le tonalità hard
rock si riaccendono nella diretta "Tears That I Cry", un
tour de force prima di farsi cullare dalle romantiche spire di "Bonafide"
che gli spalancherebbero le onde radiofoniche internazionali se i
miopi ed avidi responsabili delle major non sprecassero tanto denaro
per promuovere inutili e deprimenti sequenze di suoni. "Krazy
World" al confronto è scioccante, un ritmo serrato accompagnato
da chitarre compresse e cattive che solo parzialmente lascia intravvedere
le tentazioni funky di Jeff, che in "How To Love Again"
consentono al riuscito mix fra AOR e hard rock di dominare con classe.
"AfterWorld" si muove sulla falsariga di "Krazy World"
senza riuscire ad entusiasmarmi, così accolgo con piacere la
conclusiva "NeverEnding War", sorta di power-ballad molto
intensa arricchita da un appassionato cantato di Jeff che arriva al
termine del cd dando la sensazione di aver in parte giocato sul sicuro
per recuperare quei fans che gli si erano allontanati, ma la qualità
media è superiore e merita di finire nella rockteca degli appassionati
del genere. ABe
Altre recensioni: Live at the Gods 2002;
Essential Ballads; Live
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Intervista
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