Tempo di live album per i Simak Dialog, un gruppo di fusion che viene
dal sud est asiatico e che vanta due virtuosi di assoluto valore:
Riza Arshad alle tastiere e Tohpati alla chitarra. Poi al basso c’è
un altro mostro, anche se il suo nome deve essere sconosciuto ai più,
Rudy Zulkarnaen. Completano ben tre percussionisti. La musica proposta
dalla band è ricca di colori e sapori locali, a tratti molto
legata alla scena musicale degli anni settanta, talvolta sembra di
ascoltare la colonna sonora di un film datato e si crea un’atmosfera
surreale, in altri momenti ci sono incursioni in territori moderni,
ma soprattutto è il gusto etnico che rende la proposta dei
Simak Dialog originale e fuori dai soliti cliché.
Il disco è piuttosto lungo, è diviso in due cd ed è
interamente strumentale, per cui non è facile seguirne tutte
le trame, gli intrecci sonori sono continui e si respira un feeling
palpabile fra tutti i musicisti. I virtuosismi di Tohpati alla chitarra
sono sorprendenti e quelli di Arshad alle tastiere non sono da meno.
Tutti gli amanti di Holdsworth hanno qui pane per i loro denti. Le
composizioni proposte sono mediamente lunghe e, tranne una, superano
tutte abbondantemente i dieci minuti, per cui è difficile fare
un track by track, perché sarebbero troppe le cose da dire
su ogni singolo titolo, ma in fondo è l’insieme che si
lascia gustare. La fusion dei Simak Dialog è briosa e solare,
tanti sono i momenti entusiasmanti, anche se ogni tanto avrei preferito
una batteria alle percussioni, che sono molto intriganti e molto ben
suonate, ma forse non sono abbastanza abituato ad ascoltare musica
di questo tipo. La tecnica di questi musicisti non è mai esibizione
di talento, ma viene sottomessa alle logiche armoniche dei brani,
il che aumenta lo spessore del disco. Questo però non toglie
il fatto che è un titolo per appassionati del genere.
I Simak Dialog sono grandi musicisti ed è bello ascoltare il
loro personalissimo modo di interpretare uno stile musicale occidentale.
Dalle mescolanze nascono sempre buone idee. GB
Altre recensioni: Demi Masa; The
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