Non mi capita quasi mai di ascoltare un disco la prima volta e provare
una certa delusione e poi cambiare idea, di solito quello che provo
al primo ascolto è quello che mi resta di quell’album.
Confesso che la prima volta che ho messo le orecchie nell’anteprima
pubblicata in AOL sul materiale contenuto nel nuovo lavoro degli statunitensi
Three (che sono in assoluto la mia band preferita fra quelle uscite
negli ultimi dieci anni) ho provato una certa delusione, perché
nelle orecchie avevo ancora la maestosità di The End is Begun
e la visionarietà di Wake Pig, due dischi immensi, insomma
questo mi sembrava carino e basta, ma mi sono ricreduto adesso che
ho il cd vero e proprio fra le mani.
L’apertura è delicata, “Sirenum Scopuli”
inizia con un morbido arpeggio e la voce quasi sospirata di Joey creano
un’atmosfera quasi surreale, poi parte subito “React”,
dominata da ritmi complessi e armonie stupende, queste due componenti
sono il marchio di fabbrica di questa band fuori dal comune, che ha
sempre ricercato grandi melodie ricamate su trame ritmiche alquanto
complesse, con abbondanza di ritmi dispari e controtempi, ma come
dicevo e sottolineo, tutto al servizio della melodia e sono scintille.
Con “Sparrow” entra il lato più metal della band,
che tanto sa carezzare i nostri sensi e tanto riesce a scuoterci,
brano molto dinamico. La complessità cresce ancora con “High
Times”, che arriva a intrecci davvero articolati, un pezzo che
cresce ascolto dopo ascolto. “Numbers” non è da
meno, Joey sembra fare il verso a Plant nel cantato, il ritmo è
quasi tribale, urgente, sembra una corsa. Più tranquilla “One
With the Sun”, che non rinuncia ai canoni tipici della band,
ma consente all’ascoltatore un momento più meditato e
spirituale.
La title track è la summa di tutto quanto detto, è nervosa,
incalzante, le belle melodie poggiano su un tappeto ruvido, dando
vita ad un contrasto di gran classe. Come in un crescendo che coinvolge
tutto il disco si passa a “Pretty”, brano che richiede
più ascolti per essere interiorizzato. Altro tuffo al cuore
è “Afterglow”, che ha delle melodie che mi hanno
intrappolato come le spire di un serpente. “It’s Alive”
rappresenta uno dei momenti più propriamente prog del disco,
difficile farne un resoconto dettagliato, perché è un
brano veramente ricco, una grande prova di classe. “Only Child”
mantiene alto il tenore del disco, siamo all’undicesimo brano
è non c’è stato un solo momento di calo. Chiude
“The Barrier”, che sembra quasi una canzone d’autore
americana, in un disco tutto in crescendo ci sta bene questo finale
poeticamente melodico, che non rinuncia a intrecci prog, ma che suggella
il disco all’insegna di una bella melodia.
I Three continuano ad entusiasmarmi e sembrano più ispirati
che mai, Joey Eppard possiede una dote speciale e compone musica sempre
più personale e innovativa, in un periodo in cui è sempre
più difficile trovare artisti che riescono a dire qualcosa
di nuovo o quantomeno personale, lui ci riesce e sembra farlo con
una naturalezza davvero invidiabile. GB
Altre recensioni: The End is Begun; Revisions;
Bearsville Theatre
Interviste: 2008
Sito Web
+ MySpace
|