Finalmente abbiamo la ristampa del secondo lavoro degli incantevoli
White Willow. Dopo il debutto la band si è sciolta e il leader
Jacob Holm-Lupo aveva pensato di realizzare questo come disco solista,
ma poi durante la scrittura dell'album si è spinto in una direzione
che richiamava la band ed è stato molto naturale rimettere
in piedi il gruppo, anche se del la formazione precedente ritroviamo
solo il tastierista Jan Tariq Rahman.
Rispetto al debutto abbiamo una svolta verso atmosfere più
gotiche e meno medieval folk, lo stile compositivo ha maturato una
maggiore personalità. Ritroviamo le magiche atmosfere ascoltate
in Igniis Fatuus, però qui si sente un saldo di qualità
molto apprezzabile. Un disco anche più rock e nervoso, segno
dell’esigenza di abbracciare un sound più attuale, che
dà il suo massimo in titoli come la conclusiva suite A Dance
Of Shadows. I brani che compongono l’album sono sette ma mi
è difficile isolare singoli episodi, perché Ex Tenebris
è un disco che ha catturato il mio ascolto dall’inizio
alla fine, un viaggio immaginifico in compagnia di una delle band
più interessanti di tutto prog nordico. In ogni caso credo
che oltre ai titoli citati sia assolutamente da ascoltare il brano
The Book Of Love, con le sue melodie che hanno il sapore dell’estate
che tende all’autunno, tradotto in una velata malinconia che
non fa male ma induce in dolci pensieri romantici.
I gruppi nordici hanno una profondità che manca a molti colleghi
di altre regioni, probabilmente i lunghi giorni di buio dell’inverno
mettono nel cuore una nostalgia della luce che poi in musica assume
richiami a cui è difficile resistere, e i brani dei White Willow
sono come i canti delle sirene nel mare magno del rock. GB
Altre recensioni: Igniis Fatuus; Sacrament
|