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            L’opera di ristampa dei lavori dei White Willow prosegue col 
            quarto album, il gruppo ora mostra una proprietà di linguaggio 
            sempre più matura e raffinata. Sono partiti col botto e ogni 
            album è un piccolo gioiello ciononostante mostrano anche una 
            progressione musicale di grande spessore.
 
 Questo disco è oscuro, tormentato, un lavoro complesso che 
            spazia dal folk bucolico ad un prog nervoso e potente, con accenni 
            space e anche qualche tocco jazz. Detto così qualcuno può 
            pensare ad una forma di caos controllato, non è così 
            tutto risulta fluido e ogni brano si integra con gli altri in un continuo 
            musicale decisamente riuscito, questa è la maturità 
            di cui parlavo in apertura. Storm Season è un disco bello in 
            ogni suo più piccolo particolare, romantico, raffinato e al 
            tempo stesso potente, come se fosse una grande opera sinfonica composta 
            da diversi movimenti, tutti tesi a comporre un’unica grande 
            composizione.
 
 Ogni occasione di ascoltare un lavoro dei White Willow è per 
            me fonte di grandi emozioni, un gruppo che non mi delude mai. GB
 
 Altre recensioni: Igniis Fatuus; Ex 
            Tenebris; Sacrament; Terminal 
            Twilight
 
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