È
un piacere ritrovare gli Akacia con il loro terzo sigillo in studio,
la formazione americana si è arricchita di un nuovo tastierista,
mentre gli altri quattro componenti sono rimasti al loro posto, questa
continuità ha certamente contribuito a definire meglio il sound
del gruppo. Infine credo che meriti una menzione il fatto che gli
Akacia propongono prog “cristiano”, un genere che conta
già alcuni nomi illustri come quelli di Neal Morse (Spock’s
Beard, Transatlantic) e di Kerry Livgren (Kansas, Proto Kaw), senza
dimenticare i potenti Saviour Machine.
Il sound di questo gruppo pesca direttamente nella tradizione inglese
settantiana, ma mentre i primi due album erano molto influenzati dagli
Yes, questo nuovo è meno sinfonico e più sperimentale
e per certi versi si avvicina di più ai Genesis. In questo
senso aiuta anche la bella copertina disegnata proprio da Paul Whitehead.
Un’altra differenza rispetto al primo album riguarda la lunghezza
dei brani, infatti i primi due cd presentavano rispettivamente quattro
traccie l’uno con lunghe suites, questo nuovo ne presenta invece
sette di varia lunghezza, dettagli si intende, ma danno la misura
di una rinnovata voglia di sperimentare che emerge fin dal primo ascolto
di This Fading Time.
Grandi grandi passaggi musicali sostenuti da una tecnica brillante,
ottima la sezione ritmica e un chitarrista che si insinua con precisa
determinazione. A livello compositivo troviamo delle parentesi poetiche
e momenti di pura energia, la musica sinfonica viene alternata a sperimentazioni
piuttosto interessanti e originali, mentre il cantato è sempre
meno dipendente da quello di Jon Anderson. Il tutto mantiene un forte
sapore settantiano che non mancherà di piacere ai fans del
vecchio prog, ma attenzione non è la riproposizione di vecchi
cliché, si tratta piuttosto di una sana passione per un modo
indimenticabile di fare musica. Ascoltate l’introduttiva “Mystery”
e ditemi se non siamo al cospetto di un grande gruppo?
Gli Akacia sono tornati con un gran disco e io spero proprio che il
loro impegno raccolga il giusto riconoscimento, se lo meritano. GB
Altre recensioni: An Other Life;
The
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Interviste: 2006
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