Era una spina. Che un gruppo del loro livello fosse sparito nel niente
dopo due soli album in studio, e non album qualsiasi ma pietre miliari
del prog, e un pugno di apparizioni dal vivo, giusto il necessario
per farsi rimpiangere ancora di più. Una spina grossa. Parliamo
degli Änglagård, i signori del panorama rock svedese che
negli anni Novanta, assieme a gruppi come i Landberk e gli Anekdoten,
si sono fatti custodi del progressive più puro e ne hanno mantenuto
l’autenticità, l’anima curiosa votata alla ricerca,
a dispetto di una scena mondiale che proprio in quel periodo vedeva
band guardare al passato riproponendo schemi in parte già proposti
da altri. Per questo la notizia del loro ritorno ci ha fatto sobbalzare
in tanti. Finalmente! Dopo quasi vent’anni rieccoli all’opera.
E sui social network li abbiamo seguiti passo passo nel loro ricostruirsi
lento, meditato, ogni giorno una piccola traccia del nuovo lavoro
che nasceva, fino all’attesissima uscita di Viljans Öga,
terzo album di questa strana carriera fatta di assenze e colpi da
maestri.
Un’emozione trovarsi in mano il cd, viene direttamente dalla
Svezia. Elegante, come al solito, e cupo. La copertina riprende il
tema di Epilog, un volto che si disegna su uno scenario di tronchi
di betulle spoglie, stavolta è una bambina, occhi seri, sembra
che ti scruti nel profondo. Sono in cinque gli Änglagård
di questo ritorno. Della vecchia formazione restano Anna Holmgren,
Jonas Engdegård, Thomas Johnson e Mattias Ollson. Al basso ora
c’è Johan Brand, autore tra l’altro delle fotografie
dell’artwork.
Quattro i brani dell’album, e tutti molto lunghi. Si parte con
Ur Vilande, è il flauto i Anna ad aprire i giochi, l’aria
stilla un che di malinconico. L’assetto quasi interamente acustico
della prima parte dà al brano una veste da preludio d’opera.
Dopo pochi minuti ecco la svolta e tutto si spalanca. Lampeggiano
bagliori cremisi qua e là, in fondo ai King Crimson gli Änglagård
devono moltissimo, ma è anche ai Gentle Giant che guardano,
specie nella parte centrale del pezzo, nell’uso di ritmiche
audaci e di una certa sbrigliatezza di espressione. Mirabile il tocco
di Mattias alle bacchette. Il gruppo dimostra un affiatamento notevole
e davvero non sembra passato neppure un giorno dall’ultima eco
di Epilog. Segue la gemma Sorgmantel, lungo brano funambolico in perfetto
stile Änglagård. L’intro è bucolica, di impianto
cameristico, e inizialmente la strumentazione è classica: flauto,
vibrafono, piano, violoncello. Poi di colpo con l’ingresso delle
sezioni ritmiche tutto si tende e il brano piomba prepotentemente
nel vivo. Si susseguono passaggi convulsi e vigorosi, i tempi sono
complessi, potenti i riff di basso e di chitarra. L’ascolto
dà brividi grossi, l’album è decisamente all’altezza
dei precedenti e la creatività che ne viene fuori è
sorprendente. Cose da dire i nostri ne hanno tante, dopo tutto questo
silenzio, ma certo sanno anche come dirle bene. La terza traccia,
Snårdom, è la più lunga e parte subito brillante.
Ci sono tutti, qui, in un ensamble energico dal sapore sfacciatamente
prog. L’andatura è veloce e il sound distorto cita passaggi
degli Yes. Ancora cambi di tempo che spiazzano e registri frenetici,
ancora trovate al limite dell’improvvisazione, fino allo splendido
ponte centrale, dove i toni si placano, la scena si fa lirica, sognante.
Bello il finale, un degno colpo d’ala per gli angeli di Stoccolma.
Il quarto e ultimo brano, Längtans Klocka, conferma la struttura
in piani che caratterizza molti dei pezzi degli Änglagård:
parte cauto per prorompere poi strada facendo. È il flauto
a guidare le danze, qui, con la chitarra in controtempo, giochi di
mellotron e un basso spiritato che tesse trame nere come la notte.
Formidabile il lavoro di batteria, Ollson ci sa fare come pochi.
Disco eccellente questo Viljans Öga, perfino al di sopra delle
aspettative. Impeccabile in ogni sua parte e suonato in modo magistrale.
Di primo acchito l’opera, così come le due precedenti,
può apparire di ascolto non facile, ma se amate la musica,
tutta la musica, non dovreste proprio lasciarvela scappare. LM
Altre recensioni: Hybris; Epilog;
Prog pa Svenska
Live: 2014
Sito Web
|