Rock Impressions

Änglagård - Viljans Öga ÄNGLAGÅRD -Viljans Öga
Selfproduced
Distribuzione italiana: -
Genere: Prog
Support: CD
- 2012


Era una spina. Che un gruppo del loro livello fosse sparito nel niente dopo due soli album in studio, e non album qualsiasi ma pietre miliari del prog, e un pugno di apparizioni dal vivo, giusto il necessario per farsi rimpiangere ancora di più. Una spina grossa. Parliamo degli Änglagård, i signori del panorama rock svedese che negli anni Novanta, assieme a gruppi come i Landberk e gli Anekdoten, si sono fatti custodi del progressive più puro e ne hanno mantenuto l’autenticità, l’anima curiosa votata alla ricerca, a dispetto di una scena mondiale che proprio in quel periodo vedeva band guardare al passato riproponendo schemi in parte già proposti da altri. Per questo la notizia del loro ritorno ci ha fatto sobbalzare in tanti. Finalmente! Dopo quasi vent’anni rieccoli all’opera. E sui social network li abbiamo seguiti passo passo nel loro ricostruirsi lento, meditato, ogni giorno una piccola traccia del nuovo lavoro che nasceva, fino all’attesissima uscita di Viljans Öga, terzo album di questa strana carriera fatta di assenze e colpi da maestri.

Un’emozione trovarsi in mano il cd, viene direttamente dalla Svezia. Elegante, come al solito, e cupo. La copertina riprende il tema di Epilog, un volto che si disegna su uno scenario di tronchi di betulle spoglie, stavolta è una bambina, occhi seri, sembra che ti scruti nel profondo. Sono in cinque gli Änglagård di questo ritorno. Della vecchia formazione restano Anna Holmgren, Jonas Engdegård, Thomas Johnson e Mattias Ollson. Al basso ora c’è Johan Brand, autore tra l’altro delle fotografie dell’artwork.

Quattro i brani dell’album, e tutti molto lunghi. Si parte con Ur Vilande, è il flauto i Anna ad aprire i giochi, l’aria stilla un che di malinconico. L’assetto quasi interamente acustico della prima parte dà al brano una veste da preludio d’opera. Dopo pochi minuti ecco la svolta e tutto si spalanca. Lampeggiano bagliori cremisi qua e là, in fondo ai King Crimson gli Änglagård devono moltissimo, ma è anche ai Gentle Giant che guardano, specie nella parte centrale del pezzo, nell’uso di ritmiche audaci e di una certa sbrigliatezza di espressione. Mirabile il tocco di Mattias alle bacchette. Il gruppo dimostra un affiatamento notevole e davvero non sembra passato neppure un giorno dall’ultima eco di Epilog. Segue la gemma Sorgmantel, lungo brano funambolico in perfetto stile Änglagård. L’intro è bucolica, di impianto cameristico, e inizialmente la strumentazione è classica: flauto, vibrafono, piano, violoncello. Poi di colpo con l’ingresso delle sezioni ritmiche tutto si tende e il brano piomba prepotentemente nel vivo. Si susseguono passaggi convulsi e vigorosi, i tempi sono complessi, potenti i riff di basso e di chitarra. L’ascolto dà brividi grossi, l’album è decisamente all’altezza dei precedenti e la creatività che ne viene fuori è sorprendente. Cose da dire i nostri ne hanno tante, dopo tutto questo silenzio, ma certo sanno anche come dirle bene. La terza traccia, Snårdom, è la più lunga e parte subito brillante. Ci sono tutti, qui, in un ensamble energico dal sapore sfacciatamente prog. L’andatura è veloce e il sound distorto cita passaggi degli Yes. Ancora cambi di tempo che spiazzano e registri frenetici, ancora trovate al limite dell’improvvisazione, fino allo splendido ponte centrale, dove i toni si placano, la scena si fa lirica, sognante. Bello il finale, un degno colpo d’ala per gli angeli di Stoccolma. Il quarto e ultimo brano, Längtans Klocka, conferma la struttura in piani che caratterizza molti dei pezzi degli Änglagård: parte cauto per prorompere poi strada facendo. È il flauto a guidare le danze, qui, con la chitarra in controtempo, giochi di mellotron e un basso spiritato che tesse trame nere come la notte. Formidabile il lavoro di batteria, Ollson ci sa fare come pochi.

Disco eccellente questo Viljans Öga, perfino al di sopra delle aspettative. Impeccabile in ogni sua parte e suonato in modo magistrale. Di primo acchito l’opera, così come le due precedenti, può apparire di ascolto non facile, ma se amate la musica, tutta la musica, non dovreste proprio lasciarvela scappare. LM

Altre recensioni: Hybris; Epilog; Prog pa Svenska

Live: 2014

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