Strana storia quella degli Antimatter, nati come costola degli Anathema
e dopo tante vicissitudini diventati oggi una vera band. Il leader
è Mick Moss ha tenuto in piedi questo progetto con caparbietà
e dopo quattro anni di silenzio eccolo con un nuovo disco, che recupera
il sound degli esordi, parliamo dell’album Saviour, con suoni
più elettronici e un po’ meno rock.
La prima traccia che ascoltiamo è “Paranova”, una
canzone bellissima, retta da una melodia sognante, densa di una tristezza
delicata, ci sono molti punti di contatto con gli ultimi Anathema
e col prog post moderno in generale, dopo l’avvio morbido il
brano si evolve in un crescendo piuttosto intenso, una formula che
la band citata sta abusando, ma che sembra funzionare sempre piuttosto
bene. “Monochrome” è molto più elettronica,
un giro ipnotico domina il brano, si alternano parti delicate ad altre
vorticose e sature, l’alchimia funziona bene. La title track
è costruita un po’ come il brano di apertura, un’atmosfera
molto malinconica ci accompagna pian piano in un caleidoscopio di
emozioni. “Firewalking” è un brano più misterioso,
che unisce molti elementi dei precedenti, ma introduce dei passaggi
davvero interessanti, anche se molto meno immediati. “Here Come
the Men” è introdotta da un giro acustico di chitarra,
Moss è ispirato e pennella ancora delle melodie suadenti, che
uniscono la tristezza a soluzioni armoniche penetranti, ma che non
feriscono, che non fanno male, piuttosto sono delle riflessioni sulla
nostra condizione. “Uniformed & Black” è il
singolo collegato al disco, un brano che per certi versi ricorda i
Depeche Mode, un po’ più energici. “Wide Awake
in the Concrete Asylum” è una ballata, quasi new wave
ottantiana, bella e originale. “The Parade” è un
brano epico e solenne, che si stacca parecchio dal resto del cd, non
è molto originale, ma ci sta bene e ci introduce con enfasi
alla conclusione del cd, che è affidata a “A Place in
the Sun”, un’altra ballata triste, molto dolce, forse
avrei preferito un’esplosione di energia, invece c’è
questa ricaduta intimista, sicuramente molto bella, ma che spegne
un po’ il cd.
Un ritorno in grande stile questo degli Antimatter, gli anni di attesa
hanno fruttato bene. Certo c’è qualche ombra in questo
disco, direi che si avverte una certa sudditanza rispetto agli Anathema,
ma il peso artistico di questa band è notevole e non deve sorprendere
che ci siano artisti che si impegnino a seguirne le orme. GB
Altre recensioni: Saviour;
Leaving Eden
Interviste: 2013
Live reportage: 2007
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