Nella discografia degli Asia Aqua è un album perfetto, in formazione
sono tornati Steve Howe che da dei contributi di chitarra veramente
pregevoli e Carl Palmer, un batterista che ha fatto la storia del
rock, in più ci sono l’ugola calda e ricca di pathos
di John Payne, che ricorda non poco quella del mitico Wetton (anche
lui suona il basso) e l’irruenza chitarristica di Al Pitrelli.
Poi c’è la splendida cover di Rodney Matthews che suggella
un album ottimamente bilanciato fra melodie accattivanti e brani carichi
di un gusto squisito, melodie di classe che hanno fatto la fortuna
commerciale del gruppo.
Il disco esce nel ’92 e la Inside Out lo ristampa oggi rimasterizzato
e con l’aggiunta di tre bonus, “Obsession” e le
versioni live di “Little Rich Boy” e “Love Under
Fire”, il tutto per la durata di oltre settantotto minuti, un
discreto movente per giustificare l’acquisto dell’album.
La formula del gruppo non cambia molto, si tratta sempre di ottimo
hard rock venato di prog che negli anni ottanta veniva chiamato pomp,
in particolare per la presenza delle tastiere, una commistione che
all’epoca aveva fatto storcere il naso alla critica legata ai
capolavori dei primi settanta e al pubblico che voleva solo true metal
a base di chitarra basso e batteria, ma in seguito le cose cambiarono
e le tastiere pian piano diventarono sempre più presenti tanto
che oggi tutti i gruppi più importanti non possono più
farne senza.
Aqua contiene tredici brani molto ben equilibrati e assemblati, si
potrebbe dire che è il solito prodotto, ma non è facile
realizzare un disco così, dove non c’è un solo
brano brutto, non sto parlando di originalità, ma di canzoni
che funzionano. Oltre alle potenziali hit come l’anthemica “Who
Will Stop the Rain?” o “Little Rich Boy”, ci sono
brani più diretti come “Someday” e “Back
in Town” o ballate come “Love Under Fire” e momenti
introspettivi e poetici come “The Voice of Reason”.
Insomma gli amanti del rock melodico non si possono di certo annoiare
ascoltando Aqua. GB
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