Gli Asia sono uno dei primi supergruppi del Rock, dopo Emerson Lake
& Palmer. Nella sua prima incarnazione è composto, come
gia ben saprete, da John Wetton (King Crimson, UK, Uriah Heep), Geoff
Downes (Yes, Buggles), Steve Howe (Yes) e da Carl Palmer (EL&P,
Atomic Rooster). Cosa ci si può attendere da quattro guru del
Progressive Rock è ovviamente della musica ipertecnica, come
in una fittizia gara goliardica a chi la fa più clamorosa,
invece non è proprio così. La tecnica è eccelsa,
ci scappano delle scale complesse, ma quello che domina è lo
spiccato senso per la melodia ed il ritornello facile. Infatti gli
Asia li abbiamo conosciuti così, a volte al limite del banale,
ma aperti a quel mercato enorme che piace tanto all’America,
lo stile radiofonico. E' dal 1981 che si aggirano nel music business,
fra improvvise sparizioni e ritorni al fulmicotone, tuttavia oggi
li incontriamo più sovente, tanto che l’ultimo lavoro
risale al 2008 con il titolo “Phoenix”.
E’ cambiato dunque qualcosa in due anni? Poco, diciamo che in
“Omega” c’è una virata sul Rock più
energico, ma di poca cosa. Quello che grava sopra le teste di questi
artisti è quel clamoroso disco dal titolo “Asia”,
con il quale si fanno i soliti ed inevitabili paragoni. Ma sgombero
la mente e mi accingo all’ascolto del nuovo “Omega”.
“Finger On The Tigger” è un hit single a tutti
gli effetti, si diverte a giocare con le classiche soluzioni energiche,
per rendere l’idea stile “Eye Of The Tiger” dei
Survior. “Through My Veins” è più pacata,
ma gode di quella vena esponenziale alla quale gli Asia ci hanno abituati
da sempre. Comunque malgrado il tempo passi inesorabilmente, gli assolo
di Howe sono sempre belli da ascoltare. “Holy War” resta
leggera, quasi anonima, malgrado un refrain accattivante, troppi deya-vu
nell’interno. Per ascoltare gli Asia più intimistici,
bisogna giungere ad “Ever Yours”, canzone toccante e di
classe, ma noi dagli Asia ci aspettiamo ben altro. Ci pensa “Listen
Children” a smuovere un poco l’ambiente, ritornello da
cantare e quant’altro, ma ancora per i miei gusti non basta.
Finalmente l’enfasi sale stile Asia con “End Of The World”,
nulla di trascendentale, ma questo è nel DNA della band. “Light
The Way” osa di più, il ritmo cresce con il piacere di
chi ascolta e dimostra che ancora la band ha voglia di divertirsi.
Altro potenziale hit è “Emily”, bonus track per
il mercato europeo, semplice e ruffiano come il genere richiede. “I’m
Still The Same” è quello che esce un poco dai confini
Asia e francamente spezza, divertendo con un refrain davvero indovinato.
Questo potrebbe piacere ai fans dei Queen tanto per intenderci. “There
Was A Time”, dolce ballata ed “I Believe” sono i
momenti più belli dell’ intero disco, quest’ultima
un Rock AOR di elevata fattura. Chiude “Don’t Wanna Lose
You Now”, canzone gradevole e senza grandi pretese, anche se
gia troppo sentita.
Il ritorno degli Asia è sempre un evento, comunque ognuno la
pensi sulla musica, una band che riesce sempre ad emozionare e questa
è l’essenza della musica. Bentornati Asia. MS
Altre recensioni: Alive in Hallowed Halls;
Aqua; Anthology; Aria;
Arena; Archivia; Phoenix
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