Arena rappresenta il sesto capitolo della saga degli Asia e a conferma
dell’instabilità della formazione ritroviamo, oltre all’inmancabile
Downes, Payne (voce e basso) e Sturgis (batteria), mentre le chitarre
sono affidate a ben tre chitarristi, Aziz Ibrahim, Elliott Randall
e Hotei Tomayasu, inoltre viene aggiunto il percussionista Luis Jardim.
I nomi esotici dei nuovi arrivi non sono poi così a caso e
si sentono subito dei suoni più etnici, quasi fusion, con accenni
anche latino americani, la title track“Arena” potrebbe
essere uscita anche dal repertorio di Santana o di Al Di Meola. “Heaven”
prova a riconquistare i cuori dei fans, anche se continua l’inserimento
di sonorità estranee al mondo degli Asia. Ci si chiede davvero
cosa stia succedendo e perché pubblicare una traccia come “Two
Sides of the Moon”, dove il niente lascia senza parole. Il gusto
per l’epicità torna a far capolino in “The Day
Before the War”, ma il sapore di minestra riscaldata non incanta
più, servono ben altre magie e pensare che ce la mettono tutta
per fare qualche scintilla. Downes è così convinto che
mette anche la ruffiana “Never” a rincarare la dose, ma
il gioco si è rotto. Terribile ascoltare “Falling”,
una brutta copia di certe idee dei Saga con ritmiche alla Police.
Desolante la fiacchezza di “Words” o la banalità
di “U Bring Me Down”, costruita su un giro piacevole,
ma le armonie delle vocals sono una nota dolente. “Tell Me Why”
sembra iniziare anche benino, ma poi si perde in una ripetitività
incomprensibile. Non mi va nemmeno di commentare gli ultimi due episodi.
Come bonus troviamo “That Season”, un brano carino che
merita molta più attenzione del resto dell’album, anche
se siamo sempre in territori molto mainstream. Chiude la versione
acustica di “Two Sides…” che non aggiunge molto
ad uno dei peggiori album della band, e pensare che le premesse non
erano neanche male… GB
Altre recensioni: Alive in Hallowed Halls;
Aqua; Anthology; Aria;
Archivia 1 & 2; Omega;
Phoenix
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