Nel nostro panorama underground ci sono molti talenti e fra quelli
che più mi hanno colpito ci sono sicuramente i trentini Bankrobber.
Li abbiamo già recensiti diverse volte, quindi non mi dilungo
e passo subito ad analizzare questo nuovo mini cd fresco di stampa.
The Land of Tales come suggerisce il titolo è in inglese, quindi
viene abbandonata per il momento la lingua madre. Del resto il gruppo
di Riva del Garda non è nuovo a sperimentare la lingua rock
per eccellenza. Si parte con “Pier 39”, un brano carico
di suggestioni, che unisce il sound british dei primi anni ’80
con sonorità complesse, tra indie e post rock, l’andamento
è epico e solenne, ne esce un mix evocativo di ottimo impatto.
“Mr. Rainbow” introduce elementi ska al sound della band,
forse un velato omaggio ai Clash, precursori del mix di punk e queste
sonorità diventate col tempo simbolo di un genere musicale
carico di contenuti. “Childhood” si rivolge più
agli anni sessanta nelle melodie, anche se non risulta per nulla datato,
piuttosto si respira una musicalità ariosa e solare. “J.
The Ripper” rievoca un caustico Lou Reed, il brano vede la partecipazione
di Mickey E.Vil dei Mugshots, altra band da tenere sott’occhio.
La ritmica è dura e starebbe molto bene anche per un’elettronica
acida, brano dal gran carattere. La title track parte oscura e malata,
poi entra una ritmica ondeggiante, dark lounge, un’altra zampata
di gran classe, una band così all’estero avrebbe maggior
considerazione.
Disco dopo disco i Bankrobber diventano sempre più maturi e
mi piacciono sempre di più. GB
Altre recensioni: Indifferente; Rob
the Wave; Gazza Ladra
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