Rock Impressions

Bullfrog - Clearwater BULLFROG - Clearwater
Grooveyard Records
Distribuzione italiana: Black Widow e Andromeda Relix
Genere: Hard Rock
Support: CD - 2014


I veronesi Bullfrog hanno superato con la giusta grinta il fatidico terzo album, che per ogni gruppo ha sempre rappresentato il limite da raggiungere per dimostrare di essere una band solida, e ci consegnano il quarto lavoro in studio. Il giro di boa c’è stato, la band per questo appuntamento ha voluto cambiare le carte in tavola ed ha affidato il disco ad una label americana, un’operazione concordata con l’amico Gianni Della Cioppa, che aveva pubblicato i precedenti lavori con l’Andromeda Relix, però è un passo davvero importante, che prova anche la bontà del nostro gruppo. Da notare che è la Grooveyard è stessa label a cui è approdato anche il bravo Jimi Barbiani, che troviamo anche come ospite nella title track di questo disco, insieme ad altri nomi come il chitarrista Fabio Serra, Simone Bistaffa all’hammond e altri ancora.

Il disco si apre con un bel giro pesante di basso, quasi stoner, “No Salvation” è un brano saturo, con un bell riffing di chitarra e molto feeling, ottima apertura. “Too Bad For Love” invece è un potente rock blues, mi piace molto il suono della chitarra di Zago, sfido chiunque a dire che si tratta di un disco italiano. “Isolation” è puro hard rock, che si tinge di prog quando entra il flauto di Bruno Marini. “Slow Trucker” ricorda gli ZZ Top, non è la prima volta che il torrido sound texano dei barbuti viene omaggiato dai Bullfrog. “Clearwater” è un blues rock piuttosto cadenzato, con delle buone soluzioni armoniche, in fondo rappresenta il marchio di fabbrica dei veronesi, bello il ponte con l’assolo slide di Barbiani. “Monster” è un interessante incrocio tra Deep Purple e BOC, con buoni intrecci vocali. “Say Your Prayers” è una ballata blues molto classica, vagamente alla Lynyrd Skynyrd. Con “Lorraine Lorraine” si torna ad un rock più ritmato. Ma l’atmosfera più sanguigna tipica della band la ritroviamo in “South of the Border”, con un hard blues gravido di feeling. “Long Time Boogie” è più easy, pur mantenendo suoni molto ruvidi, ma le cose migliori erano all’inizio del cd. Chiude l’acustica “Better Days”, un brano introspettivo che suggella un disco fatto con tanta passione. Come ho detto la parte migliore è la prima, la seconda è un po’ in calando, ma senza mai andare troppo in basso.

Credo che i Bullfrog abbiano fatto bene a produrre all’estero il loro nuovo cd, il nostro è un mercato sempre più asfittico, ma anche perché è giusto che facciamo sapere fuori dai nostri confini che sappiamo fare del buon rock. GB

Altre recensioni: Flower on the Moon; The Road To Santiago; Beggars & Losers

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