Da
poco sbarcati in Europa, i tre straordinari chitarristi, responsabili
del progetto CGT, pubblicano una raccolta con il meglio dei loro primi
dieci anni di attività, una celebrazione, ma anche un modo
per farci conoscere qualcosa di quanto ci siamo persi finora della
loro produzione.
Per chi non lo sapesse si tratta di musica prevalentemente acustica
(l'unico brano dove interviene la chitarra elettrica è "Train
to Lamy part One") e interamente strumentale, virtuosismi e raffinatezze
a profusione per gratificare un pubblico esigente, attento e maturo,
che dalla musica vuole anche e soprattutto la bellezza. Rari gli interventi
di altri musicisti, ci sono delle tastiere in "Kan-Non Power",
un sax ammaliatore nella splendida "Pathways" e poco altro.
Non si tratta però di musica smelensa o sdolcinata, infatti,
si attacca con la dinamica "Yamanashi Blues" e sono subito
scintille, ma c'è anche passione e tormento, c'è tensione
e forza come in "Blockhead", che si alternano a momenti
di pura estasi come in "Punta Patri", nel brano "Happy
Time in Fun Town" si raggiunge perfino un pizzico di follia.
In mente viene subito il confronto con il trio composto da McLaughlin,
Di Meola e De Lucia, ma mentre questi si sono dedicati prevalentemente
alle musiche ispaniche come il flamenco, i CGT hanno un approccio
più progressivo e per certi versi rock. Infine, voglio sottolineare
che tutte le composizioni sono molto diverse fra di loro e questo
rende fruibile e interessante un disco che nelle premesse non lo è.
Questo è un lavoro che va assaporato lentamente, un po' per
volta, magari in un momento di pace a notte fonda, perché questa
è musica suonata solo per il nostro più profondo piacere.
Il voto "contenuto" è dovuto al fatto che si tratta
di una raccolta, per la qualità avrebbe potuto essere anche
un punteggio pieno. GB
Altre recensioni: CGT + 2; A
Christmas Album; Whitewater
Interviste: 2003; 2005
Live reportage: 2007
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