Rock Impressions

Copernicus - Disappearance
COPERNICUS - Disappearance
Moonjune
Distribuzione italiana: IRD
Genere: Avantgarde
Support: CD - 200
9


Joseph Smalkowski, in arte Copernicus, è un poeta che da metà anni ottanta porta le sue liriche visionarie sui palchi del mondo accompagnato da vari musicisti. Provate ad immaginare una specie di predicatore un po’ folle che vi investe con una declamatoria allucinata, mentre alle sue spalle un gruppo di ben tredici musicisti improvvisa del free jazz o se preferite dell’avant jazz, l’effetto è assicurato, dirompente, ma che potrebbe anche far sorridere molti di voi.

I testi quindi rivestono una grandissima importanza, sono il fulcro imprescindibile dell’arte di Copernicus. Disappearance parla dello scientismo, la nuova religione che molti vorrebbero sostituire a quelle tradizionali. Una concezione figlia dell’Illuminismo, ma non è chiaro se Copernicus ne sia un fautore o un detrattore, perché il primo brano “12 Subatomic Particles” recita che in duemila anni di ricerche scientifiche (il numero degli anni è emblematico) tutto l’universo e la creazione possono essere spiegati da dodici particelle subatomiche e quattro forze che le governano, la nuova “cattedrale” dell’Universo, ma in finale l’artista riconduce a questa divisione subatomica anche i sogni, le idee, le sensazioni, i sentimenti, che ovviamente non hanno “sostanza” e chiede ironicamente al padre “How many tau neutrinos do you have in your eyes?” una domanda che sembra far crollare tutto il castello di scoperte scientifiche, perché grazie al cielo ci sono cose che la scienza non riesce ancora a spiegare e che presumibilmente non spiegherà mai. Intanto i musicisti improvvisano in piena libertà espressiva e il risultato è anche piuttosto interessante, non temete, non si tratta di accozzaglie di suoni, anche se non ci sono sempre melodie facilmente riconoscibili, ma il recitato delirante di Copernicus sembra calarsi perfettamente nell’accompagnamento e viceversa.

Certamente non è un disco facile, però ha il grande pregio di essere un disco che fa pensare, che obbliga a delle riflessioni, anche amare come in “The Blind Zombies” o nella seguente “Humanity Created the Illusion of Itself” dove l’artista dice che di fronte alla semplicità della struttura molecolare, l’umanità non esiste, è solo un’autopercezione del nulla, un’illusione, Dio è solo una nostra proiezione, nulla esiste, parole dure. Peggio ancora in “Poor Homo Sapiens” dove nel finale viene rimarcato il concetto con ancora maggior forza “Nothing exists!!! Long live the Quark Gloun Plasmaaaah!”. Per la cronaca “Nothing Exists” è anche il titolo del primo album di Copernicus pubblicato nel 1984 e che presto verrà ristampato su cd insieme agli altri tre prodotti in quegli anni. A poi con ancora più forza il poeta ci chiede: “Are you afraid to die?” e poi risponde a se stesso: “There is no death… in this quark gloun plasma.”. In chiusura il nostro invita ad una “rivoluzione”, ma ancora non è chiaro se è un invito ironico verso un “nulla” impersonale o una seria presa di coscienza che in fondo siamo fatti di materia e siamo parte di un gigantesco universo che non tiene minimamente conto delle nostre singole peculiarità, in fondo di fronte all’immensità dell’universo noi piccole creature cosa contiamo veramente?

Di fronte alla forza delle parole la musica è solo un corollario, non inutile, ma sicuramente molto meno importante, ma si tratta di una scuadra di musicisti molto preparati, quindi vale la pena anche ascoltare il cd solo per i contenuti musicali, ma è molto difficile scindere le due cose.

Copernicus è un profeta apocalittico e anche se non è chiara la sua posizione, è molto esplicito il suo messaggio, che potremmo riassumere in questo slogan “uomo prendi coscienza di te stesso” sia che tu voglia sentirti parte dell’Universo fatto di particelle inanimate, sia che tu voglia sentirti parte di un’Umanità destinata a qualcosa di più, ma non essere uno zombie. GB

Altre recensioni: Nothing Exists; Live! In Prague; Deeper

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