Siamo abituati ai supergruppi stranieri e spesso proviamo un misto
di invidia e di ammirazione nei loro confronti, in particolare per
le spettacolari produzioni di cui possono godere, progetti curatissimi
dall’artwork al sound, compreso tutto quello che sta in mezzo.
E noi nel nostro paese? Stiamo a guardare con tutti gli ottimi artisti
che abbiamo? Ovviamente no, dietro il nome di questo nuovo progetto
ci sono le fervide menti di Alfio Costa (Prowlers, Tilion, Colossus
Project) e Davide Guidoni (Taproban, vari side project), che hanno
voluto dar vita ad un disco che nei risultati non ha nulla da temere
a confronto delle produzini estere. Ma andiamo con ordine.
Disorganicorigami è un disco di moderno prog che ci colpisce
fin dall’artwork fantascientifico curatissimo, che presenta
delle splendide immagini soprattutto all’interno del cd, l’unico
appunto che mi sento di fare a questo proposito è sulla scelta
dei caratteri post moderni, che non sempre sono leggibili, soprattutto
con le ridotte dimensioni di un cd, ma ovviamente è un parere
personale, per il resto rinnovo i complimenti. La vera sorpresa arriva
come iniziano a scorrere le note di “Holoclastica”, le
atmosfere sono tese, cariche di tensione, incombe il suono di una
sirena e le note spaziali delle keys di Costa, ma è poco più
di un intro strumentale. “Chimaira” è ai limiti
del prog metal, ma è così carica di suggestioni space
e seventies, che sarebbe ingiusto relegarla a questo genere, in questo
brano come ospiti troviamo Cristiano Roversi dei Moongarden al Chapman
Stick e Flavio Costa alle chitarre. “Mo(o)nso(o)n” è
molto sperimentale, con suoni siderali sostenuti da varie percussioni,
la world music che si sposa con lo space rock, ospite Riccardo Paltanin
al violino elettrico, che aggiunge un tocco spettrale al brano. “Brain
Medley” con Alessandro Papotto al sax è davvero inquietante,
visioni acide si uniscono ad un dark sound spettrale, questo è
un brano per tutti gli amanti dei suoni oscuri. Più liquida
e moderna è “The Dance of… Part.1”, una suite
che vede ancora il contributo di Papotto, ma è ancora molto
dark nella prima parte, poi parte un intermezzo in puro Canterbury
sound, molto free jazz, per finire con uno space rock d’effetto.
La title track è un breve intermezzo che sembra partorito dalla
mente dei Goblin, adatto ad un filmato molto gotico. Con “A
Saucerful of Secrets” ci tuffiamo nella psichedelia ai limiti
del rumorismo, il cui unico filo conduttore è un ritmo tribale
ripetuto in modo ossessivo e molto ipnotico, finale dichiaratamente
molto pinkfloydiano, con l’unico intervento vocale ad opera
di Laura Mombrini e Cristina Vinci. Il momento romantico del disco
è rappresentato dalla intimista “Children of Our Dreams”,
con il pianoforte in evidenza e gli interventi di Vincenzo Zitello
ad impreziosire col flauto, violoncello e altri strumenti. La presente
versione contiene la bonus track “Var Glas Var Dag”, un
brano che rievoca i fasti e le suggestioni di certo krautrock.
Che disco questo dei Daal, alla faccia di chi pensa che il prog abbia
già detto tutto. Di questi tempi fare un disco come questo
necessita di una dose di passione enorme, ora sta al pubblico sostenere
con entusiamo questo progetto, da un lato perché se lo merita
e poi perché abbiamo ancora un disperato bisogno di dischi
fatti col cuore, anzi di questi tempi sono sempre più necessari.
GB
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