Opera seconda del percussionista degli Ataraxia, Francesco Banchini,
che prosegue il discorso intrapreso con il disco d'esordio "Bellum
Gnosticorum", presentando in questa prova il lato più
oscuro della sua arte.
Musica medioevale, gotica e dark nel senso più puro del termine,
atmosfere plumbee e infernali, ricche di misticismo esoterico. Non
ci sono nenie amorose, nessuna concessione ad immagini bucoliche,
ma spirali magnetiche, cupe come i migliori Christian Death.
Mi è capitato davvero poche volte di ascoltare una musica con
la stessa forza evocativa. Un brillante compendio a quanto espresso
dagli Ataraxia. Un disco intenso, pervaso da una vena creativa molto
originale, che miscela con incredibile abilità suggestioni
medioevali, dark sound, musica etnica, cantato gregoriano e anche
qualcosa di orientale, penso ai riti dei monaci del Monte Athos.
Il cantato in latino conferisce maestà e rigore ai brani, sembra
di immergersi in un opera che valica i confini della musica per abbracciare
tutte le facoltà sensoriali, infatti, ascoltando questo disco,
ho spesso l'impressione di essere in compagnia di Dante e Virgilio
durante il loro viaggio ultraterreno, di vedere e di toccare con mano
i personaggi e le loro emozioni. Un viaggio orrorifico e meditativo
al tempo stesso, forse un po' a senso unico, nel senso che non si
intravede uno spiraglio di luce fino alla fine, quando nell'orientale
"Kalila" si placa, finalmente, la tensione emotiva.
Un disco, un capolavoro di una crudezza spirituale (è un complimento!)
spettacolare. GB
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