Gli spagnoli Kotebel sono uno dei gruppi migliori della Musea e questo loro quarto album conferma una crescita artistica che è andata via via aumentando. Il gruppo nasce nel ’99 e nel suo sound ha inglobato molte influenze diverse fra cui spiccano prepotenti un deciso neoclassicismo sinfonico, il prog settantiano di Yes e PFM e il jazz. Ma non si tratta della solita rilettura dei classici perché i Kotebel hanno uno stile proprio che stanno definendo sempre meglio.

Il progetto ruota attorno alla figura del tastierista Carlos Plaza, ma mentre questo era il fulcro dei primi lavori adesso si sente una maggiore coesione e un sound molto più omogeneo, non a caso è entrata in formazione anche una vera sezione ritmica. Oltre al già citato Carlos Plaza ritroviamo il chitarrista César Garcia che è l’altra mente compositiva del gruppo, l’intensa cantante Carolina Prieto, il flautista Omar Acosta che ha un peso decisivo nel sound complessivo, inoltre sono entrati il bassista Jaime Pascual, il batterista Carlos Franco e la tastierista Adriana Plaza (forse sorella di Carlos).

L’album è lungo e complesso con undici tracce per lo più strumentali e piuttosto diverse tra loro, ma al tempo stesso molto omogenee. L’artwork è piuttosto interessante e porta a pensare ad un concept intriso di spiritualità cosmica e trascendente, che si sposa molto bene con il sound creato dai Kotebel. Le tastiere, la chitarra e il flauto continuano a rincorrersi e a duellare fra loro, a volte in contesti molto briosi e pieni di vita, in altri frangenti in passaggi più tranquilli e poetici, ma sempre con una grande partecipazione emotiva, che è il pregio maggiore dell’album. Facile perdersi nei meandri di quest’opera spettacolare, ricca di colori e di atmosfere in cui l’ascoltatore viene catturato come in un labirinto di emozioni.

Ogni parola a questo punto è superflua, perché questo album dei Kotebel è una delle cose migliori che ho ascoltato di recente in ambito prog. GB

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Interviste: 2006

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