Rock Impressions

LYNYRD SKYNYRD + MOLLY HATCHET + BETTA BLUES SOCIETY
Live at Castello Sforzesco di Vigevano (PV) 13/06/2012
di Giancarlo Bolther


Il southern rock è nuovamente approdato sul nostro sacro suolo con due tra le più significative formazioni di questo storico movimento musicale, i Molly Hatchet e i Lynyrd Skynyrd, mentre di supporto c’erano gli italiani Betta Blues Society. Ogni recensione di formazioni storiche per me diventa occasione di un viaggio nella memoria, ma temo che in questo caso non mi basterebbero cinque pagine di un magazine per raccontarvi cosa significano questi artisti e il peso che hanno avuto nella storia del rock. Il Southern Rock è stato uno dei più grandi movimenti musicali, che ha avuto tanti detrattori quanti die hard fans. Le band dedite al southern erano simbolo di ribellione e spesso erano più delle utopistiche “comuni” che non il classico gruppo in cerca di fama e soldi facili e la loro filosofia di vita ha influenzato larghe schiere di giovani, spesso anche con risultati non sempre brillanti, ma che hanno creato una fratellanza difficilmente riscontrabile nei fans di altri generi musicali. Comunque molti al di fuori degli appassionati di rock non conoscono il nome dei Lynyrd, ma credo che non ci sia davvero nessuno che non abbia sentito, almeno una volta magari in qualche film (da Forrest Gump a Radiofreccia, ce ne sono davvero molti fino ad arrivare ai simpatici Simpson), l’inno “Sweet Home Alabama”, un’icona rock che brilla ancora dopo tanti anni di luce propria.

Ma andiamo con ordine, consapevoli che il cuore mi giocherà degli scherzi durante questo viaggio. La data del 13 giugno 2012 apre le danze della terza edizione del festival 10 Giorni Suonati, un happening organizzato con grande cura dalla Barley Arts, che in questa occasione festeggia anche i trent’anni di onorata attività. Il management non ha voluto solo proporre della buona musica, ma tutta una serie di eventi correlati, incontri con autori, mostre, l’Isola del Gusto e altro ancora, tutto scelto con grande cura, gli stand del gusto per esempio proponevano birra artigianale e cibi esclusivamente a base di prodotti biologici certificati e a filiera corta, che vuol dire la massima garanzia sulla provenienza, sappiamo bene quante frodi vengono perpetrate sul biologico e poter incontrare i produttori di persona non è cosa da poco. Gli autori presenti appartengono a vari generi letterari dai romanzieri ai musicofili, poi la mostra di memorabilia del trentennale della Barley, insomma un ventaglio di proposte davvero ricco e stimolante.

Il concerto è stato aperto dai toscani Betta Blues Society, che hanno proposto uno show acustico con una scelta di classici del blues non scontata o banale. Le citazioni andavano dal grande JB Lenoir a Memphis Minnie al più attuale Ray Charles, la singer del gruppo Elisabetta Maulo ha guidato il pubblico in questo ideale viaggio nell’America del blues con intensità e passione e il pubblico ha mostrato di gradire. Davvero una buona performance, che sicuramente darà visibilità a questa band che merita attenzione, anche se devo dire che il loro genere non calzava del tutto con quanto si sarebbe ascoltato dopo, ma la loro bravura ha conquistato senza fatica il pubblico presente.

Intanto il cielo iniziava a farsi plumbeo, stavano per salire sul palco gli epici Molly Hatchet. Perso per strada lo storico singer Danny Joe Brown (morto nel 2005 a causa di un blocco renale, causato probabilmente dal diabete di cui era affetto), la band ora alla voce ha il robusto Phil McCormack, il gruppo non si è mai sciolto e ha portato avanti la sua carriera con convinzione e fermezza, anche negli anni in cui il southern sembrava aver perso la carica rivoluzionaria di un tempo. La band di Jacksonville ha ripetuto all’infinito i cliché basati sul machismo e sullo spirito sudista, mantenendo sempre una sua dignità e sul palco hanno subito mostrato che la voglia di rockare non è diminuita con gli anni. Il corpulento singer non mi è piaciuto molto, voce molto impastata e presenza scenica un po’ faticosa… gli anni migliori sembrano essersene andati per lui, ma il resto della band ha suonato in modo impeccabile. La platea si è infiammata subito fin dall’iniziale “Whiskey Man”, poi una serie di brani storici alteranti ai nuovi, che non hanno sfigurato al confronto. Show potente e muscoloso, che ha tenuto il pubblico sotto il palco nonostante con “Justice” fosse iniziata una pioggia che si è fatta via, via sempre più insistente e fastidiosa. Sembrava quasi di essere entrati in una delle loro copertine di dischi, che hanno sempre avuto un cielo pieno di nuvoloni minacciosi, quando poi verso il finale si sono visti anche dei lampi, sembrava la scenografia perfetta. I Molly Hatchet hanno regalato tante emozioni e, nonostante la pioggia, la loro esibizione resterà nel cuore dei presenti.

La pioggia intanto sembrava non dar tregua e ha bersagliato i presenti durante tutta la pausa, insieme al nubifragio poi c’era anche un vento che dava davvero fastidio. Ma la cosa più sorprendente è stata che come hanno iniziato ad esibirsi i Lynyrd la pioggia ha smesso finalmente di tormentare i presenti, quasi come per magia, perché ormai tutti si erano rassegnati al peggio.
La band negli anni è diventata come una grande famiglia, alla fine lo spirito delle “comuni” in qualche modo è sopravvissuto e ha fatto la fortuna di questi artisti, e come per i Molly anche qui abbiamo un solo superstite originale, anche se pochi sanno che il chitarrista Ricky Medlocke (ex Blackfoot) aveva fatto parte di una delle primissime formazioni dei Lynyrd anteriori al disco di debutto. Alla voce oggi c’è Johnny Van Zant, fratello minore del compianto Ronnie, morto nel terribile incidente aereo, Johnny ha davvero una bella voce e mi è piaciuta molto la sua interpretazione precisa e intensa, il resto della band è praticamente un supergruppo con grandi musicisti. Manco a dirlo anche i Lynyrd hanno suonato in modo ineccepibile, grandissima tenuta di palco e tonnellate di feeling da buona jam band, i nostri hanno suonato con classe sopraffina senza mai fare pause tra un brano e il successivo. I grandi classici c’erano tutti, così come anche canzoni più recenti come “Skynyrd Nation”, tutti ottimi esempi di rock confederato, ma l’emozione diventava palpabile quando il pubblico cantava a squarciagola i classici più amati come le bellissime ballad “Simple Man” e “Tuesday’s Gone”, il concerto è diventato ben presto una grande festa per tutti, sia sul palco che sotto e il disagio di pochi istanti prima è stato ben presto cancellato. Apoteosi finale con l’inno “Freebird”, che non poteva mancare.

Che dire ancora di questa grande serata? Possono raccontarvi che il rock è morto e che i vecchi dinosauri dovrebbero deporre le armi, ma fintanto che le “vecchie” glorie del rock sono capaci di regalare emozioni come quelle provate in questa occasione, tutti gli amanti del vero rock possono dormire beati, c’è ancora tanta musica da ascoltare e da vivere per loro. GB

SET LIST Molly Hatchet
1. Whiskey Man
2. Bounty Hunter
3. Gator Country
4. American Pride
5. Fall Of The Peacemakers
6. Justice
7. Drum Solo
8. Beatin’ The Odds
9. Been To Heaven Been To Hell
10. The Creeper
11. Jukin’ City
12. Dreams I’ll Never See
13. Flirtin’ With Disaster

SET LIST Lynyrd Skynyrd
1. Workin’ For MCA
2. I Ain’t The One
3. Skynyrd Nation
4. What’s Your Name
5. Down South Jukin’
6. That Smell
7. Saturday Night Special
8. Simple Man
9. Gimme Back My Bullets/Whiskey Rock-A-Roller/The Needle And The Spoon (medley)
10. Thuesday’s Gone
11. Gimme Three Steps
12. Call Me The Breeze
13. Sweet Homa Alabama
encore
14. Free Bird

Recensioni Molly Hatchet:
Warriors of the Rainbow Bridge; Live in Hamburg; Justice; Regrinding The Axes



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