L'axe hero Lars Eric Mattsson ritorna con questo progetto solista,
che si pone una spanna sopra i prodotti medi di questa nuova ondata
di chitarristi virtuosi, non tanto per la tecnica o per la forza innovativa,
ma per la piacevolezza della musica proposta.
Le otto tracce contenute in questo album si rifanno ad un pomp metal
vagamente progressivo e dannatamente ottantiano a metà strada
fra Magnum ed Elegy, passando per i Royal Hunt. Alla voce troviamo
Lance King, un cantante melodico che ricorda Hovinga, una voce perfetta
per il genere proposto.
"Open the Gate" apre le danze con una serie di variazioni
e cambi, poi entra Lance e il brano perde mordente fino al refrain
che lo rilancia. "Victim of Freedom" non è un brano
nostalgico, ma possiede uno spirito ottantiano così puro che
è impossibile non amarla. "Blind Faith" è
un altro brano carico di tensioni fra il misterioso e l'epico, mentre
Lance è molto bravo a catalizzare l'atmosfera. "Chained
to My Pain" è una ballad acustica da brividi, Mattsson
produce un arpeggio favoloso, mentre l'incedere lento e malinconico
ne fanno un brano indimenticabile e tutt'altro che scontato, un piccolo
capolavoro. "Bridge to the Past" è un hard rock che
ricorda i Deep Purple e le ultime cose di Glenn Hughes e sicuramente
non avrebbe sfigurato nella produzione di questi artisti, Mattsson
dal canto suo sforna un assolo nella parte centrale che da solo vale
tutto il resto. "Safely Through the Fight" è un po'
sotto la media di quanto ascoltato, ma si mantiene su livelli dignitosi.
"Beyond the Horizon" è una suite dove Lars da sfogo
a tutto il suo estro artistico, proponendo una serie impressionante
di soluzioni atmosferiche ed emozionali all'insegna del gusto e della
passione, un brano in cui perdersi e ritrovarsi. "Lead Me on
My Way" chiude in modo riposante e piacevole un album veramente
bello. GB
Altre recensioni: War; Earthbound;
No Surrender; Tango;
Burning Bridges
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