Chi
conosce i precedenti lavori degli svizzeri Nucleus Torn, non può
immaginare l’evoluzione che il gruppo ha compiuto in questi
tre anni di silenzio che ci separano dall’ultima uscita ufficiale.
Questo è il terzo album ed è idealmente la conclusione
della trilogia iniziata con l’oscuro Nihil nel 2006 e proseguita
con l’altrettanto spettrale Knell nel 2008, in questi due dischi
molto intensi abbiamo trovato una miscela di doom metal e di prog,
dal forte impatto. Oggi la band capitanata dal polistrumentista Fredy
Schnyder (suona oltre venti strumenti), sembra aver abbandonato le
intemperanze metalliche, in favore di una musica acustica molto più
vicina al prog, anche se non dobbiamo pensare a niente di quello che
conosciamo.
Andromeda Awaiting si compone di sei tracce senza titolo, sono contraddistinte
dai numeri romani, due delle quali sono vere e proprie suites di oltre
quindici minuti, ma andiamo per ordine. La prima traccia si apre sulle
note sognanti di un pianoforte quasi cinematografico, presto seguito
da un flauto incantato, mentre la sezione ritmica inizia a farsi sentire
con delicatezza, con ritmiche ai confini del jazz, poi il tutto prende
un sapore sinfonico, appena prima che entri la voce malinconica della
singer e tutto si placa e diventa minimale, ma molto poetico, sembra
musica neo classica, ma non mancano accenni propriamente rock, del
passato rimane un’aura romantica decadente, piuttosto oscura,
in altre parole dark. Ma nei suoi oltre quindici minuti sono tante
le suggestioni proposte, che difficilmente si possono riassumere,
comunque una menzione particolare va al lavoro di flauto, vero protagonista.
Molto sognante anche la seconda traccia, che è molto più
breve, ma mantiene tutta la poetica di quella precedente. La terza
traccia coi suoi due minuti scarsi è poco più di un
poetico intermezzo. Segue la quarta che stavolta propone un ritmo
più rock e deciso, le armonie sono strane, sicuramente insolite
e personali, anche se non ci si abitua subito, poi il brano assume
un aspetto rituale, quasi sciamanico. Altra brevissima parentesi,
sempre molto poetica, precede la conclusiva sesta traccia, l’atra
suite, il brano più ambizioso del disco, le atmosfere sono
avvolgenti e intricate come un labirinto, ci sono tutti gli elementi
dei brani precedenti, ma in questo sono come amplificati da un senso
drammatico incombente, che domina tutto il brano.
Qualche fan poterbbe anche trovarsi spiazzato di fronte a questa opera,
ma sono convinto che chi si sia già avvicinato a questa band
sappia ancora stupirsi con la musica, per tutti gli altri posso dire
che i Nucleus Torn non assomigliano a niente che abbiate già
ascoltato, la loro musica carica di mistero ha dei riferimenti, ma
il modo di concepirla è davvero originale. Forse in qualche
momento il cd perde un po’ il ritmo e diventa un po’ lento,
ma è musica di grande bellezza ed eleganza. GB
.
Altre recensioni: Nihil; Knell;
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