Dopo
il sorprendente debutto ecco che tornano gli svizzeri Nucleus Torn
con un nuovo album. Oggi ci sono tanti, troppi dischi “urlati”,
che ti sputano addosso tutta la loro rabbia e la loro sorda violenza,
un’aggressione che annichilisce l’ascoltatore, che alla
fine non sa neanche bene il perché di tutto ciò. La
musica dei Nucleus Torn è tutt’altro, spesso è
sussurrata, quasi come se fosse una confidenza che i musicisti rivolgono
agli ascoltatori, ma il gruppo è capace di imporre il proprio
doom metal con grande forza, quiete e tempesta si alternano sul palco
di questi svizzeri che sorprendono non poco per l’audacia delle
loro composizioni.
Classica, folk e doom si mescolano in un mix altamente originale,
una musica desolata che racconta la natura più selvaggia e
spaventosa nel suo abbandono, atmosfere depressive che richiedono
nervi saldi per essere assimilate e comprese nella loro cruda forza.
Tutto è racchiuso in quattro lunghi brani per un totale di
oltre cinquantasei minuti. La prima traccia è un canto desolato
dal sapore folkeggiante, i toni sono soffusi, eccessivamente calmi
e rallentati. Ci sono lunghi silenzi e momenti così rarefatti
da lasciare disorientati. Il secondo brano ha un inizio ancora molto
atmosferico, bisogna aspettare fin verso i quattro minuti per ascoltare
un attacco metallico che colpisce con una certa violenza, in particolare
dopo tanta attesa preparata in precedenza, un brano spettrale carico
di malvagità. Molto apocalittica anche la terza traccia, introdotta
inizialmente da suoni lontani, ma ben presto dominata da un giro lancinante
e disperato di metal quasi estremo. Prima del finale c’è
uno stacco neoclassico con archi e pianoforte, ma sempre in un clima
molto desolato, poi riprende lo strazio metallico, ma il pezzo, che
sembra una suite, nella sua complessità dura circa trenta minuti
ed è difficile riassumerne tutte le sfumature. Chiude una piece
soffusa e sospirata, molto più corta rispetto ai brani precedenti,
dominata da un pianoforte appena accarezzato, all’insegna di
una malinconia sconfinata.
Il nuovo album dei Nucleus Torn è di quelli che vanno ascoltati
e riascoltati per essere digeriti, volutamente pesante e invadente,
ma anche molto teatrale e riuscito. Non è un disco facile e
nemmeno un disco da consigliare a cuor leggero, ma questi svizzeri
ci sanno fare e almeno un ascolto lo meritano tutto, poi deciderete
voi da che parte stare. GB
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