Rock Impressions
 

INTERVISTA AI PALLAS
di Giancarlo Bolther

Il 1986 è stato l'anno di "The Wedge" poi abbiamo aspettato fino al 1999 per ascoltare "Beat The Drum", uno stop lungo tredici anni, cos'è successo nel frattempo?
Quello con la EMI non fu un divorzio felice e tutti noi avevamo una famiglia, così abbiamo sentito il bisogno di concentrarci sui nostri figli. In poche parole abbiamo vissuto la nostra vita, in senso privato. Abbiamo fatto qualche concerto, ma non in modo continuativo. Personalmente ho continuato a suonare e a registrare nel mio studio. Poi nel '98 abbiamo pensato che sarebbe stato bello tornare insieme e registrare un nuovo album ed eravamo molto eccitati all'idea di suonare e comporre ancora insieme, così è nato "Beat the Drum", il resto è storia.

Quali sono i ricordi più belli che hai degli anni ottanta?
E' stato un periodo molto esaltante, mi ricordo di quando dovevamo andare a firmare il contratto con la EMI in Londra, noi abitiamo ad Aberdeen a più di cinquecento miglia di distanza, e era un viaggio importante per noi. Poi mi ricordo che appena finito in ufficio c'era già il treno pronto per Reading, e così, in fretta e furia, siamo corsi a suonare al festival. E' successo tutto in così pochi istanti, prima di salire sul palco per suonare di fronte a 45-50.000 persone eravamo uno dei tanti gruppi di giovani pieni di speranze, ti puoi immaginare l'emozione che abbiamo provato. Il giorno dopo siamo partiti per l'America per iniziare a registrare The Sentinel. Mi ricordo il responso entusiasta della gente e poi noi eravamo più giovani e tutto sembrava molto magico, sono ricordi molto felici, erano davvero momenti gloriosi. Devo anche ricordare il periodo in cui registrammo The Wedge con Mike Lossom, fu un'esperienza fantastica dalla quale abbiamo imparato molto.

Dopo così tanti anni, quanto è cambiato il music business?
L'inizio per noi è stato molto drammatico perché, dopo aver firmato con la EMI, ci siamo dovuti preoccupare più degli aspetti economici che di quelli musicali e artistici e noi non volevamo questo, desideravamo solo fare musica, era una nostra priorità e questa situazione ha causato il nostro allontanamento dal business. Oggi con la Inside Music è tutto diverso e la musica è finalmente tornata al primo posto per noi. Non ci sono pressioni per realizzare un prodotto commerciale e oggi possiamo fare musica per noi stessi, questa è un'esperienza molto più gratificante. Inoltre ci ha molto colpito l'entusiasmo e l'impegno che i ragazzi della Inside stanno dimostrando nei nostri confronti. Quando quello che fai non ti fa stare bene è il momento di smettere, non c'è ragione di continuare.

Qual'è il vero motivo per cui siete tornati nel 1999?
Ogni membro della band sentiva un profondo vuoto musicale nella propria vita, ognuno di noi ha veramente la musica nel sangue. Sentivamo il bisogno di tornare insieme e di ripetere l'esperienza di comporre, fare le prove e suonare dal vivo insieme. Un giorno Graeme incontrò Ronnie (ndr il bassista e il tastierista) in un supermercato, stavano comprando del cibo, incominciano coi soliti saluti, poi Ronnie dice all'altro "Hai voglia di fare un altro album?" e l'altro rispose "Yeah, sarebbe bello!" E così siamo ripartiti, assolutamente fantastico!

Quanto tempo avete impiegato per incidere "Beat the Drum" e "The Cross and the Crucible"?
Di solito impieghiamo circa due mesi per registrare, mentre la fase compositiva è molto più lunga. Per comporre il nuovo disco ci abbiamo messo un anno e altri tre mesi e mezzo per registrarlo. E' stato un lavoro molto impegnativo, gli altri membri del gruppo nella vita fanno anche altri lavori e questo ha complicato le cose, così il processo è durato un anno, un'esperienza sia stupenda che stancante.

Che emozioni avete provato con il vostro ritorno sulle scene?
Ai tempi di Beat the Drum abbiamo provato una grande sorpresa per l'entusiasmo che avevamo suscitato e per la grande quantità di buoni responsi che arrivavano. Questo ci ha dato una grande energia. Poi nient'altro che gioia, penso. Ci sono tutte le emozioni tipiche che si provano quando si registra un disco. Oggi riusciamo a gustarci di più queste cose rispetto al passato e ci divertiamo moltissimo.

Pensi che il momento di grazia del prog vi abbia aiutato a tornare sul mercato?
Devo dire che anche se c'è questa rinascita della musica prog, in realtà noi abbiamo voluto suonare principalmente per noi stessi per il nostro piacere, l'avremmo fatto comunque. Certamente l'interesse continua a crescere e questo ha sicuramente attirato l'attenzione anche su di noi, d'altra parte io amo tantissimo il progressive, è una musica così bella e questo successo mi fa felice. Non ti saprei dire però quanto questo ci abbia realmente aiutato, perché adesso ci sono molti generi musicali che vanno forte, però penso che questo sia un buon momento per il prog con molte buone bands.

Quali sono le principali differenze fra i vostri quattro album?
The Sentinel era sostanzialmente un concept album molto metaforico nei contenuti, usava Atlantide come metafora della paura generata dalla Guerra Fredda. Era un album molto più rock rispetto ai dischi prog dell'epoca. The Wedge, invece, era più tecnico e diretto, abbiamo usato samplers e sequencer, fu un'esperienza molto istruttiva per noi, un'esperienza di cui sentivamo il bisogno. Beat the Drum è più eclettico, abbiamo ripescato molti vecchi pezzi e si può descrivere come un incrocio fra i nostri primi due dischi. Inoltre è stato un disco molto particolare, perché non sapevamo cosa sarebbe successo dopo averlo pubblicato. The Cross and the Crucible è qualcosa di diverso ancora, non è un concept nel senso pieno del termine, abbiamo cercato di tirare fuori la vera forza del gruppo e credo che non abbiamo mai suonato meglio di oggi e non siamo mai stati così incisivi nel comporre.

Questo nuovo disco mi sembra più oscuro dei precedenti.
Penso che la tua sensazione dipenda dal soggetto trattato, che si presta ad interpretazioni darkeggianti. Abbiamo cercato di esplorare la vita nell'universo e i suoi misteri e questo ci ha portati a comporre momenti oscuri. La stessa storia dell'umanità che ha conosciuto esaltanti momenti di crescita e sviluppo contrapposti a momenti bui e orrorifici. Quindi rispondo che si è un album più dark in contenuti e anche musicalmente, ma ci siamo sforzati molto per seminare momenti positivi come, ad esempio, nell'ultimo brano "Celebration" che è brillante e pieno di vitalità. Abbiamo cercato così di bilanciare le due cose.

Ci vuoi descrivere i nuovi brani?
Siamo partiti dagli albori della storia fino ad arrivare ai nostri tempi, abbiamo rappresentato l'inizio di ogni cosa con "The Big Bang". Siamo ad un importante crocevia della nostra esistenza, con le industrie che sono sul punto di distruggere tutto. Poi, con il brano "The Cross and the Crucible", siamo passati molto velocemente all'esplorazione del genio umano e, in contrapposizione, all'inizio di ogni conflitto. "For the Greather Glory" parla specificamente della guerra e del perché le persone vengono spinte a combattere, ragioni che sembrano incomprensibili, ma che hanno sempre fatto presa sulla gente. Per questa canzone ci siamo ispirati direttamente all'iconografia dei soldati scozzesi, hai presente l'espressione cannon fodder (ndr. cibo per cannoni)? I reparti scozzesi erano soprannominati così, perché venivano messi in prima linea nelle battaglie, beh penso che nessuno abbia mai desiderato vivere quell'esperienza, essere cibo per cannoni e di questo parla il brano. "Who's to Blame", invece, parla dei conflitti che ci sono fra vicini di casa e di come questi vengono trattati dalla stampa, penso ad esempio a due famiglie che sono state amiche per tredici anni e che poi, a causa di divergenze politiche, si sono fatte la guerra. Il brano successivo, "The Blinding Dakness", parla delle nuove tecnologie e dei conflitti che ci sono stati per l'opposizione delle religioni ai cambiamenti apportati dalle nuove scoperte, è un brano molto heavy. "Towers of Babble" parla dei media, una volta abbiamo incontrato un giornalista della BBC che stravolgeva sempre i fatti di cui parlava, i vertici volevano che lui rendesse le storie interessanti, anche se quello che raccontava non era vero. I media possiedo davvero un grande e terribile potere. La track "Generations" ha due significati, da un lato parla del dono della vita che continua a rinnovarsi e da un altro lato parla della musica, in ogni epoca abbiamo avuto della grande musica che continua ad evolversi, una canzone positiva. Chissà, magari un giorno "The Cross and the Crucible" verrà accostato ai capolavori di Beethoven! (ndr. esclama ridendo). "Midas Touch" parla della cupidigia umana, la nostra specie è stata capace di partorire idee meravigliose e geniali, ha realizzato grandi innovazioni, ma spesso tutto questo è stato rovinato da scelte sbagliate, come è successo per esempio con la bomba atomica, un'invenzione fantastica usata nel peggiore dei modi! L'ultimo brano "Celebration!" chiude il disco, abbiamo lavorato molto su questo pezzo per dare un messaggio finale positivo: il genere umano è fantastico, continua a crescere, ha realizzato davvero tante cose buone, ma la gente non se ne accorge. E' molto facile, guardando il mondo, concentrarsi sugli errori dell'umanità, ma penso che sia molto importante cercare le cose positive che ci sono. Non vogliamo fare una predica alla gente, ma vogliamo invitare chi ci ascolta ad avere un atteggiamento positivo nei confronti della vita.

Il nuovo album per voi rappresenta un atto di fede nel futuro, di passione per il vostro lavoro o di conferma per quanto avete fatto nel passato?
Penso che sia un incrocio fra una grande fede nel futuro e una decisa conferma nella scelta di un certo tipo di sound. Cerchiamo continuamente di migliorare, sia come musicisti che come persone, e per questo il nuovo album guarda al futuro ed è positivo. Il nostro messaggio è: impara dal passato e guarda sempre avanti!

Nelle tue parole sento che questo disco è molto importante per voi.
Come musicisti è importante perché il segnale che stiamo andando avanti, ma è importante anche perché sono sicuro che il disco piacerà e questo ci darà la possibilità di andare avanti ancora di più. Faremo sempre musica, ma senza un responso positivo e dei supporti finanziari adeguati è molto difficile tirare avanti. Il disco è sì importante, ma la cosa più significativa è che evidenzia che siamo cresciuti come persone.

Ascolti le nuove bands, c'è qualcosa che ti piace?
Si, certo. Mi piacciono molto gli Spock's Beard che sono molto bravi, mi piacciono anche i Flower Kings e i Pendragon, bands davvero molto interessanti. Lavoro in uno studio di registrazione e non è facile per me, quando sono a casa, mettermi ad ascoltare altra musica perché lo faccio già tutto il giorno, ma è grande sapere che c'è molto interesse per il prog e che per la buona musica la torcia è ancora accesa.

Ho visto che avete partecipato al disco tributo a Geoff Mann, una grande release per un artista immenso, cosa ci puoi raccontare di lui, quanto vi ha influenzato?
Era davvero un uomo eccezionale, non ho conosciuto una persona più squisita di lui in tutta la mia vita, un tipo seriamente religioso e allo stesso tempo strabiliante, musicalmente folle. Era molto gioioso stare con lui ed era un performer fantastico. Pensa che abbiamo parlato insieme pochi mesi prima della sua morte e volevamo fare qualcosa insieme (ndr a questo punto Niall diventa molto triste) è stato molto duro per me quando è morto, una cosa veramente triste. Per me è stato un vero onore conoscerlo e poter partecipare al suo tribute album. Geoff era una persona speciale che tutti amavano, una grande perdita.

Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro dai Pallas?
La prossima cosa che faremo è un tour in Europa in Novembre, la programmazione sta andando molto bene. Non siamo mai stati in Italia e stiamo cercando di poter fare una data anche da voi (ndr. la data è stata confermata anche se non si conoscono ancora i dettagli). Non sarà un grande tour, probabilmente faremo solo una decina di date, ma cercheremo di andare un po' in tutti i paesi. Pertanto spero che ci incontreremo presto!


GB


Intervista 2003; 2005

Recensioni: The Sentinel; The Cross and the Crucible; The Bliding Darkness;
The Dreams of Men; Moment to Moment

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