Strana
storia quella dei Pallas, dopo un disco autoprodotto si accasano con
una major nella prima metà degli anni ottanta, danno vita al
new prog insieme a Marillion, Twelth Night, Pendragon e IQ, e poi
dopo due soli albums spariscono. Dopo circa quindici anni si rifanno
vivi e danno alle stampe altri tre dischi in studio e un live e sembra
che per loro il tempo non sia passato, anzi li ritroviamo oggi più
vivi e vegeti che mai.
The Dreams of Men è il loro quinto lavoro in studio quindi
e ci presenta una band agguerrita che da un successore all’ottimo
The Cross and the Crucible uscito nell’ormai lontano 2001. Quattro
anni per comporre un album non solo all’altezza del precedente,
ma se possibile migliore. Come si può intuire siamo di fronte
ad un nuovo concept, che stavolta riguarda i sogni del genere umano
e la loro realizzazione. Un tema difficile affrontato con determinazione
e profondità.
I brani sono tutti piuttosto lunghi, fin dalla splendida piece iniziale
“The Bringer of Dreams”, con il suo intro sinfonico che
lascia presto il posto ad un classico prog, vagamente oscuro e nervoso,
che spesso cambia pelle e atmosfera. “Warriors” è
prog anthemico ed epico, nella migliore tradizione del gruppo, ma
è il suono celtico del violino di “Ghostdancer”
a rappresentare la prima vera sorpresa. Suoni folk si mescolano con
il new prog ed è una gioia per le orecchie per un brano che
parla del popolo irlandese che parte per l’America. “Too
Close to the Sun” è il brano più lungo e anche
uno dei più complessi dell’album, difficile da riassumere
in poche righe, ma molto convincente con punte di grande lirismo.
“Messaiah” è quasi zeppeliniana e fa da contraltare
alla delicata “Northern Star”. Tendenze neoclassiche si
fanno presenti anche nella potente “Mr Wolfe” col suo
incedere drammatico molto ben sottolineato dai giri di basso e dalle
tastiere spettrali. Altra grande piece è “Invincible”
a conferma che il gruppo ha pensato in grande e fino alla conclusiva
“The Last Angel” ha dato il massimo a livello compositivo
per un disco dove non si trova un solo brano brutto o semplicemente
sotto la media.
I Pallas sono come i grandi Whiskey, più invecchiano e più
diventano buoni e noi siamo pronti a seguirli con rinnovata passione.
GB
Altre recensioni: The Sentinel;
The Cross and the Crucible; The
Bliding Darkness;
Moment to Moment
Interviste: 2001; 2003;
2005
Articolo
Sito Web
|