Rock Impressions

The Pineapple Thief - Someone Here Is Missing The PINEAPPLE THIEF - Someone Here is Missing
Kscope
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Post Modern Prog
Support: CD - 2010


Fra le nuove band che mi aveno colpito sono sicuramente da annoverare gli inglesi Pineapple Thief, autori di un prog post moderno di ottima fattura, non a caso li troviamo accasati alla Kscope che ospita alcune delle formazioni prog più innovative e interessanti di questi anni, gruppi come Porcupine Tree e Anathema per intenderci. Dello stile di questi artisti vi abbiamo già parlato nella recensione precedente, questo disco conferma tutto quanto di buono avevamo trovato, anzi la band di Bruce Soord (voce, chitarre e programming), Jon Sykes (basso), Steve Kitch (tastiere) e Keith Harrison (batteria) spinge l’acceleratore verso nuove sperimentazioni e contaminazioni.

Questo nuovo album è duro e claustrofobico e gira vorticoso fin dall’iniziale “Nothing at Best”, che gioca a mescolare suoni elettronici ad un incedere rock essenziale e penetrante, che martella l’ascoltatore fino all’entrata potente delle chitarre, la scuola dei Porcupine Tree e degli Anathema si sente, non che i nostri non abbiano personalità, ne hanno da vendere, ma aderiscono al sound dei gruppi citati come si aderisce ad un movimento artistico, ognuno col proprio contributo, ma tutti tesi ad una meta comune, la definizione di un nuovo modo di intendere la musica prog. “Wake Up the Dead” ripropone ancora la commistione di suoni elettronici con quelli più tradizionali, la canzone non è male, ma è un po’ ripetitiva, ma richiede più ascolti per essere interiorizzata a dovere. Molto più bella la romantica “The State We’re In”, retta da un bel giro armonico, che cattura fin dalle prime battute. “Preparation For Meltdown” mostra delle progressioni apocalittiche molto ipnotiche, davvero una prova di forza, anche se questo tipo di crescendo comincia ad essere un po’ abusato nel genere (vedi la recensione dell’ultimo Anathema), i suoni comunque sono personali. Un delicato arpeggio acustico apre la poetica “Barely Breathing”, che pennella melodie bellissime, molto rilassanti e solari. Suoni duri e aspri tornano subito dopo con “Show a Little Love”, riffing stoppati si alternano a partiture più rilassate, mi vengono in mente anche formazioni svedesi come Anglagard e Anekdoten. La track eponima apre poetica, poi prende quota con un riff che cresce con una buona intensità, belli i suoni. Altri due brani chiudono il cd, senza aggiungere molto a quanto già ascoltato, se non che ci sono molti più momenti psichedelici, come in “3000 Days”, che possiede anche una buona complessità, ma anche “So We Row” è bella acida e come chiusura non è niente male.

I Pineapple Thief si confermano band dal grande talento, anche se forse attualmente sono troppo condizionati dai modelli che hanno preso come riferimento. Comunque questo è un gran disco e questo è un gruppo da tenere sotto stretta osservazione, le sorprese non sono certo finite qui. GB


Altre recensioni: Tightly Untold; All the Wars; Magnolia;
Your Wilderness

Interviste: 2008

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