| Tornano 
            gli inglesi The Pineapple Thief con un nuovo album e confermano il 
            sodalizio con la K-Scope, che è diventata una garanzia in fatto 
            di prog innovativo e moderno, o se preferite “post” moderno. 
            Sono passati due anni dal precedente Someone Here Is Missing, un disco 
            davvero bello, come del resto anche il precedente lo era, confermando 
            una crescita continua di questi artisti e quindi sono davvero curioso 
            di mettere le orecchie su questo loro nuovo lavoro, per poterne misurare 
            l’evoluzione.
 
 Il disco si apre con la canzone “Burning Pieces” che alterna 
            parti oniriche a roboanti giri di prog duro e claustrofobico, c’è 
            tanta personalità, le soluzioni armoniche sono intriganti e 
            personali, anche se in buona parte in linea con quanto il movimento 
            sta producendo in questi ultimi tempi, però è un gran 
            pezzo. “Warm Seas” è più psichedelica come 
            impianto, ma presenta anche lei delle parti cariche di una energia 
            dirompente, quasi delle esplosioni soniche. “Last Man Standing” 
            ha delle melodie più orecchiabili, ma l’impianto del 
            pezzo è piuttosto simile ai due precedenti, c’è 
            sempre questa alternanza di parti morbide, oniriche, sognanti che 
            si oppongono a cavalcate rette da un gran lavoro di basso e batteria 
            e da una chitarra insistente, che sembra gridare con urgenza la sua 
            voglia di risvegliare le coscienze sempre più assopite di oggi. 
            “All the Wars” è un brano romantico e molto poetico, 
            che si stacca dai precedenti che erano piuttosto nervosi e sofferti, 
            chiude con un discreto crescendo. “Build a World” ci riporta 
            ad atmosfere più roventi, geometrie ritmiche complesse fanno 
            da tappeto ad un brano pulsante, che piace e convince, energia pura. 
            “Give it Back” invece ricorda un po’ troppo gli 
            ultimi Anathema e convince meno, ma abbiamo capito che i tPT si inseriscono 
            a pieno titolo in questo filone musicale e possiamo perdonare questa 
            vicinanza artistica. Discorso diverso per “Someone Pull Me Out”, 
            che propone delle splendide melodie intimiste, in contrasto con le 
            tensioni precedenti, è un brano giocato su tempi complessi 
            che fanno da contrasto con melodie apparentemente semplici, bello. 
            Sulla stessa onda emotiva è “One More Step Away”, 
            che ha un andamento più regolare, volutamente ripetitivo, ma 
            è breve. Chiude “Reaching Out”, uno dei momenti 
            più riusciti del cd, che suggella un lavoro suggestivo con 
            una pennellata di grande poesia fatta musica.
 
 Questo disco conferma la bravura dei tPT (stesse iniziali del gruppo 
            di Wilson, sarà un caso?), finalmente l’Inghilterra ha 
            una nuova scena prog di ottima levatura, forse non così rumorosa 
            come quella svedese, ma di qualità molto alta, nuovamente capace 
            di dettare le regole per gli sviluppi futuri del movimento. GB
 
 Altre recensioni: Tightly Untold; 
            Someone Here is Missing; Magnolia; 
            Your 
            Wilderness
 
 Interviste: 2008
 
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