Rock Impressions

The Pineapple Thief - Magnolia The PINEAPPLE THIEF - Magnolia
Kscope
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Post Modern Prog
Support: CD - 2014


Ho seguito con grande interesse l’evoluzione dei Pineapple Thief e spesso sono rimasto affascinato dalle loro proposte passate, motivi sufficienti per essere molto curioso riguardo a questo loro nuovo album, il decimo di una prestigiosa discografia, tra l’altro non è irrilevante il fatto di essersi accasati presso la stessa prestigiosa label di Steven Wilson, che ospita nomi di spicco della scena prog post moderna. Oggi la band di Bruce Soord forse è meno sperimentale e mette a frutto la decennale esperienza per dar vita ad un sound morbido estremamente elegante, come ben rappresenta anche l’artwork del disco, curato dall’artista francese Patrick Gonzales.

Il cd si apre con “Simple as That”, devo dire che sembra di ascoltare gli ultimi Anathema, non è proprio una bella sensazione, il brano è molto ben costruito, ottimo l’impasto e la resa, la band è molto matura, però sembra meno originale rispetto al passato. Anche “Alone at the Sea” si inserisce nel filone di prog post moderno che sembra oggi molto più omologato di quanto si pensava solo qualche anno fa. Siamo sempre in presenza di un prodotto altamente ben confezionato, che in alcuni momenti possiede pure un certo vigore, ma manca il brivido. “Don’t Tell Me” attacca con una malinconia sofisticata, ma molto scontata, che poi si incanala in un crescendo abbastanza prevedibile. “Magnolia” è un altro brano estremamente elegante, di una perfezione cristallina, ma ancora una volta quello che manca è quella scintilla che fa emozionare. “Seasons Past” rispetto a quanto abbiamo detto è anche un passo indietro, non c’è traccia della voglia di esplorare nuove strade, sembra piuttosto che il gruppo abbia voluto rifugiarsi in un territorio sicuro. Non basta la claustrofobica “The One You Left to Die” a rialzare le sorti del disco, anche se questo brano mi piace di più. “Breathe” sembra partire bene, con un giro vorticoso, ma è solo un’illusione, i toni si ammorbidiscono subito, anche troppo, non si tratta mai di brani brutti, ma sanno tutti di già sentito, se non come melodie, come costruzione del pezzo. Perfino “Sense of Fear”, che inizia in modo energico e pulsante, riesce ad addomesticarsi in una trama elegante e raffinata nelle parti cantate. “A Loneliness” ha una bella linea melodica, ma non si stacca dal resto del cd. Chiude l’unico brano che mi abbia veramente detto qualcosa, “Bond”, non serve certo a riscattare l’impressione complessiva, ma almeno mi lascia qualcosa anche se siamo alla fine del disco.

Considero questo Magnolia un passo falso, per me i tPT restano una band interessante e da tenere d’occhio, speriamo solo che nel futuro tornino a sperimentare, qui sembrano aver voluto giocare solo sul sicuro e se fosse non è mai una scelta vincente. GB

Altre recensioni: Tightly Untold; Someone Here is Missing; All the Wars;
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Interviste: 2008

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