Rock Impressions

The Pineapple Thief - Your Wilderness The PINEAPPLE THIEF - Your Wilderness
Kscope
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Post Modern Prog
Support: CD - 2016


Ho apprezzato negli anni questa band inglese capitanata dal cantante chitarrista Bruce Soord, anche sull’entusiasmo della novità Porcupine Tree, vera e propria band spartiacque nel Progressive Rock. Molti i proseliti della band di Steven Wilson, ma anche molti coloro che hanno gridato al sacrilegio per il deturpamento del sacro Prog. In effetti il suono si sposta verso una Psichedelia melensa, a volte sognante e sussurrata, proprio questa peculiarità viene esaminata e portata in musica dalla band di Soord. Negli anni la distanza fra Porcupine Tree e The Pineapple Thief è sempre più sottile, anche se quest’ultimi si soffermano più su uno stile Rock che Prog Rock.

Guarda caso in questo disco, il dodicesimo in studio, chi va a suonare la batteria? Un certo Gavin Harrison, ex Porcupine Tree, ed il cerchio si chiude. Il disco dunque si discosta ancora di più dallo stile proposto negli anni, verso un Prog più sognante e psichedelico, cantato anche il falsetto, un mix fra Porcupine Tree e Blackfield.

Si gioca molto sulle emozioni e sui suoni semplici ma di effetto. “In Exile” apre il disco sul concetto appena descritto, effetti vocali su arpeggi semplici e un motivo minimale. Una canzone di potenza emotiva incredibile, ma siamo al confine di uno stile che potrebbe urtare la sensibilità dei Progster di primo pelo. Chitarra acustica arpeggiata in “No Man’s Land”, piccola gemma intimistica che gioca su coralità e ritmica alla Gavin Harrison con finale Post Rock. Blackfield in cattedra in “Tear You Up”, forse anche troppo… I ritornelli funzionano sempre, facili da cantare e ricordare. Con “That Shore” i Pineapple Thief comunque vogliono ricordare che il genere ha radici piantate nel Rock Psichedelico dei Pink Floyd. Ammaliante. Uno sguardo ai Radiohead con la più ritmata “Take Your Shot” con un coretto assolutamente da hit di alta classifica. Sicuramente brano che funziona in sede live.
Nel disco non si aggirano grandi assolo strumentali, uno però è di eccellenza, pelle d’oca agli amanti dei Supertramp nell’ascolto di “Fend For Yourself”, la ballata si esalta con il clarinetto di John Helliwell. Ma i special guest non finiscono qui, troviamo anche Geoffrey Richardson dei Caravan e Darran Charles (Godsticks). “The Final Thing On My Mind” è il brano più lungo e ricercato nei suoi quasi dieci minuti, qui il lato della band si ricuce con il proprio passato.

Il disco si chiude con una ballata, altra chicca per il cuore, “Where We Stood”.
Questo nuovo album dei The Pineapple Thief traccia un solco nella propria discografia, perché è un ulteriore passo nel limbo della nuova Psichedelia, quella a cui la K-Scope sta dando voce.

Non ho un termine preciso per racchiudere questo stile, per cui lo relego nel termine Post Prog. Di questo disco ho la versione digitale e vinilica, quest’ultima ha un suono più caldo ed avvolgente, di sicuro maggiormente adatto allo stile proposto. Consigliato a chi ama la musica in generale, senza para-orecchi, poi se si chiama Prog o quant’altro, chi se ne importa? Io apprezzo. MS

Altre recensioni: Tightly Untold; Someone Here is Missing; All the Wars;
Magnolia

Interviste: 2008

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