Sono già
state spese molte parole per elogiare il gruppo capitanato dal geniale
Steven Wilson, perché siamo di fronte ad una delle band che
più di tutte ha sperimentato negli ultimi vent’anni,
ma non solo, è riuscita a farlo restando sempre credibile e
riuscendo sempre ad allargare i consensi di critica e pubblico, per
questo molti li accostano ai Pink Floyd, non tanto per lo stile, ma
perché in qualche modo ne hanno uguagliato il percorso artistico,
con i dovuti distinguo, attenzione non sto parlando di imitazione,
non sto dicendo che le due band si assomigliano, anche se questo che
stiamo per recensire è il disco più pinkfloydiano dei
Porcupine Tree.
La versione di Recordings che abbiamo per le mani è la ristampa
una raccolta di outtakes uscita circa dieci anni fa in tiratura molto
limitata ed esaurita da parecchio tempo, i brani proposti sono stati
registrati durante le session di Stupid Dream e Lightbulb Sun, la
scaletta è identica, non ci sono variazioni. L’edizione
è curatissima, veramente elegante, come la band ci ha abituati
da tempo. Ma ovviamente è il contenuto musicale quello che
ci interessa maggiormente.
Il primo brano in scaletta è l’evocativa “Buying
New Soul”, l’inizio è minimalista, fra lo psichedelico
e la musica da camera, l’atmosfera è quasi spettrale
e mette a disagio, come se stesse per succedere qualcosa di imprevisto,
poi parte il brano con delle melodie malinconiche molto dolci, bellissime.
Questi sono dei Porcupine Tree molto eterei, con suoni più
vicini all’acustico, che non all’elettrico, molto distanti
quindi dai furori odierni, qui si privilegia la poesia alla forza.
“Access Denied” è strana, il tasso psichedelico
è molto più alto rispetto al brano precedente, intrigante.
“Cure For Optimism” è divisa in due parti, la prima
è fatta di suoni ancora più minimali, senza melodia,
poi parte una ballata acustica sempre molto delicata. “Untitled”
ne segue le orme, melodie scarnificate e sussurrate per metà
brano, si rischia il torpore, poi un delicato crescendo attira nuovamente
l’attenzione. Le cose non cambiano molto con la lenta “Disappear”,
che almeno offre delle melodie più riconoscibili. “Ambulance
Chasing” è il momento più elettrico del disco,
è un brano interamente strumentale ed un momento di prog post
moderno spettacolare, qui ci sono i migliori Porcupine Tree. Con “In
Formaldehyde” si torna ad una ballata stralunata, lenta e molto
poetica, decisamente pinkfloydiana, gli Anathema hanno pescato a piene
mani da qui. Ancora vibrazioni elettriche in “Even Less”
e finalmente anche un po’ di energia, ma il brano è molto
lungo e ricco di situazioni diverse. La conclusiva “Oceans Have
No Memory” francamente mi suona un po’ come un riempitivo.
Alcuni momenti di questo disco sono spettacolari, altri sono più
sperimentazioni, talvolta fini a se stesse, che molto probabilmente
hanno preparato la band a capolavori successivi, pertanto questo è
un disco molto interessante per meglio comprendere il percorso artistico
di Wilson e compagni, buono non solo per i fans, ma anche per tutti
quelli che vogliono confrontarsi con una musica evoluta. GB
Altre recensioni: Coma Divine;
Nil Recurring;
The Incident; Anesthetize
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