Rock Impressions

Riverside - Anno Domini High Definition RIVERSIDE - Anno Domini High Definition
Inside Out
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Prog Metal
Support: CD - 2009

Dei Riverside sappiamo già che sono degli inguaribili seguaci dei Porcupine Tree, ma quello che ci sorprende è la tenacia con cui perseguono il loro cammino artistico e, da un certo punto di vista, anche della considerazione di cui godono, che è stata riservata in passato a pochissimi artisti che possiamo definire come loro “derivativi”. La sorpresa ovviamente è solo parziale, perché questa band polacca ha dimostrato, disco dopo disco, di avere comunque una grande personalità e una forte determinazione e questo spiega in parte il riscontro che hanno ottenuto, ma dalla loro c’è anche un’ottima preparazione tecnica, che nel prog in particolare è quantomai indispensabile.

Questo nuovo album è il quarto della discografia di questa band nata nel 2001 e presenta una curiosità, dura esattamente quarantaquattro minuti e quarantaquattro secondi, anche il titolo è composto da quattro parole, dei giochi che denotano una certa ricerca, nulla comunque di troppo profondo… Non si tratta di un concept album nel senso classico del termine, c’è un tema di fondo che è il caos che domina l’uomo moderno, ma è solo un fil rouge, non un vero tema portante, la musica riflette questo concetto con atmosfere caustiche, violente, ma che lasciano anche spazi onirici e sospesi, che vengono puntualmente scossi da cavalcate infernali, il caos appunto, una forza che dilaga e domina l’ascoltatore.

In passato ho criticato questa band con una certa durezza e come è mio carattere mi piace tornare ad ascoltare senza pregiudizi questo nuovo lavoro, anche con la speranza di potermi ricredere. L’avvio del disco con il crescendo di “Hyperactive” conferma tutte le caratteristiche passate della band, in particolare la scuola di Wilson e soci, ma che dimostra anche che la band mette tutta la propria creatività nel non voler essere una copia sterile dei maestri. Il sound come sempre è oscuro, drammatico, senza luci. Come nella passata trilogia ci troviamo di fronte ad un senso di collasso, musica che denuncia con pesantezza e forza i mali dell’uomo di oggi, musica volutamente scomoda e dolorosa, i ritmi sono serrati, schizofrenici, i fraseggi di basso e chitarra sono incalzanti e cattivi, ma è tutto orchestrato con grande convinzione e il risultato convince. Il secondo titolo parla da solo “Driven to Destruction”, avete altri dubbi? Malinconia espressionista esce da tappeti complessi di armonie sovrapposte, ottimo prog metal, che ovviamente non è originalissimo, ma è fatto come si deve. Parti oniriche si alternano ad altre energiche e tutto ruota con saliscendi continui che emozionano ascolto dopo ascolto. “Egoist Edonist” è una suite di tre movimenti, che prosegue il discorso, così come anche le seguenti e lunghe “Left Out” e “Hybrid Times”, che espandono i concetti già espressi, aggiungendo ulteriore profondità a questo ottimo lavoro, in particolare il finale è tutto in crescendo.

Lo riconosco, ADHD è un ottimo album, suonato con capacità e passione vere, criticabile per originalità se volete, ma quando il risultato è così buono come in questo caso è giusto riconoscere il merito di aver fatto un buon lavoro, segno che la band è in piena crescita e che anche in futuro potrebbe riservarci delle importanti conferme. Per i più curiosi segnalo che l’edizione speciale contiene anche il bonus dvd Live in Amsterdam. GB


Altre recensioni: Second Life Syndrome;
Rapid Eye Movement;
Shrine Of New Generation Slaves


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