Il prog è un movimento musicale che ha scatenato le fantasie
più disparate, mettere d’accordo i suoi fans è
umanamente impossibile, però c’è tutta una folta
schiera di persone che molto semplicemente godono la musica senza
pregiudizi. I Samurai of Prog, oggi capitanati da Marco Bernard e
Kimmo Porsti, l’amico Steve Unruh c’è ma solo in
un brano, sono tra quelli che non si preoccupano del parere dei salottari
ipercritici, i dotti del prog oltranzista. Il loro progetto ad ampio
respiro procede a pieno ritmo e ci troviamo un nuovo sontuoso album
da ascoltare e godere.
Come è tradizione sono stati coinvolti musicisti di tutte le
parti del globo, anche se questa volta l’album parla soprattutto
italiano. I compositori sono (in ordine) Andrea Pavoni, Oliviero Lacagnina
e Aldo Cirri, Mimmo Ferri, Alessandro Di Benedetti, Luca Scherani
e Alessandro Lamuraglia. Mi piace segnalare la presenza di un grande
violinista, che ho apprezzato in tanti progetti, Akihisa Tsuboy (KBB),
poi anche la voce di Stefano Galifi, che riesce sempre ad emozionarmi.
Di ospiti da menzionare ce ne sarebbero diversi, il fatto è
che da sempre sono un collettivo polifonico, il che ha garantito al
progetto una freschezza inedita e duratura. E nonostante questo quando
ascolti i Samurai of Prog, capisci che sono loro. Come sempre non
c’è nulla fuori posto, tutto è curato in modo
maniacale, dagli arrangiamenti all’artwork, saldamente nelle
mani di Ed Unitsky, che comincio a considerare come parte integrante
della band, del resto i suoi lavori sono davvero un ottimo compendio
alla musica ascoltata.
Se siete dei sognatori, degli inguaribili romantici, se vi emozionate
ascoltando della bella musica, non temete di fare vostro questo esempio
di puro prog. GB
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