Rock Impressions

Tangent - Le Sacre du Travail TANGENT - Le Sacre du Travail
Inside Out
Distribuzione italiana: Spin Go!
Genere: Prog
Support: CD - 2013


Andy Tillison ritorna con un’altra opera rock, l’ottavo album in studio in circa undici anni, il nostro ha ormai imboccato la strada giusta e sembra inarrestabile. Nonostante le sue produzioni attuali, a mio parere, siano meno avventurose di quanto fatto con la band PO90, ha ottenuto una certa fama con questo suo progetto solista, dove si è sempre attorniato di stelle del prog internazionale e anche in questo lavoro i nomi grossi non mancano, da Theo Travis al sax e flauto a Jonas Reingold al basso, poi ci sono Gavin Harrison alla batteria e Jakko Jakszyk alle chitarre. Per fugare subito alcune critiche lo stesso Tillison ha dichiarato di essersi ispirato ad alcuni lavori per la stesura di quest’opera, primi su tutti i Moody Blues di The Day of Future Past, poi il Concert For Group and Orchestra dei Deep Purple e infine l’album Amused to Death di Waters, ma questo non eviterà altri accostamenti ai più attenti di voi.

Il disco si apre col rumore piuttosto fastidioso di una sveglia, in fondo una giornata lavorativa parte un po’ per tutti allo stesso modo… con una sveglia appunto e credo che tutti la odiamo più o meno profondamente. Il risveglio è brusco, la musica è caotica, poi una voce narrante ci racconta di come gli uomini inizino il proprio giorno più o meno allo stesso modo in tutto il mondo. La musica è lirica, un prog sinfonico che ricorda certe overture classiche, una partenza in pompa magna, ma anche un tantino prevedibile. “Morning Journey and the Arrival” è la suite portante del disco, oltre ventidue minuti di grandi suggestioni prog, per carità non si ascolta nulla di veramente nuovo, ma solo valanghe di prog fatto a regola d’arte, certo abbiamo già i classici, ma per chi non è sazio ci sono passaggi davvero esaltanti ed è miele per le orecchie (i più puntigliosi noteranno alcune affinità coi VDGG in certi passaggi). Comunque ogni brano è scandito dal passare del tempo e così anche “Afternoon Malaise”, l’altra grande suite propone un inizio scandito da un tichettio, subentra una batteria molto libera, ma poi si torna ad un prog sinfonico piuttosto prevedibile, anche se condito con melodie ariose di grande respiro. Anche in questo caso ci sono passaggi superlativi, per chi ha voglia di ascoltare. I circa tre minuti di “A Voyage Through Rush Hour” sembrano quasi un incidente di percorso, ma è un pezzo di virtuosismi alle tastiere. Buona anche la chiusura “Evening TV”, sempre all’insegna di un prog visionario e ricercato.

L’album infine propone tre bonus tracks, la prima è “Muffled Ephiphany” anche in questo caso Andy mette in risalto le sue qualità pianistiche su una base più jazzata che prog. “Hat” è una curiosità, Tillison a inizio carriera faceva punk! Avete capito bene e questo è un tributo a quel periodo. Infine troviamo una versione radiofonica di “Evening TV”.

Tillison non si smentisce, il suo amore viscerale per il prog emerge con prepotenza e forza ancora una volta, questo disco farà la gioia di tutti i suoi seguaci, i supercritici avranno nuovo pane per nuove critiche e tutti gli altri potrebbero stare a guardare, ma io credo che la passione quando è vera e sincera vada premiata e quindi vi invito a non temere di accostarvi a questo album. GB

Altre recensioni:
The Music That Died Alone; The World That We Drive Trough; Pyramids & Stars
A Place in the Queue
; Going Off On One; Not As Good As the Book

Intervista: 2003

Live Reportage

Sito Web

Artisti collegati: Parallel Or 90 Degrees; Flower Kings


Flash Forward Magazine

Indietro alla sezione T

 

Ricerca personalizzata

| Home | Articoli | Interviste | Recensioni | News | Links | Chi siamo | Rock Not Roll | Live | FTC | Facebook | MySpace | Born Again |