Non mi capita spesso di poter assistere ad un concerto con tre band
che ammiro molto, l’appuntamento di ieri sera al Thunder Road
di Codevilla, nei pressi di Voghera, era di quelli irresistibili per
ogni vero amante del prog, perché vi ha fatto tappa il tour
europeo di tre stelle della Inside Out: Beardfish, Ritual e Tangent.
Ma nonostante la serata fosse così ghiotta la risposta del
pubblico è andata oltre ogni più nera aspettativa, una
cinquantina di persone sotto il palco erano uno spettacolo davvero
desolante, sia per gli organizzatori, sia per gli artisti, sia per
chi, come me, cerca di far conoscere la buona musica e non vede il
frutto di quanto opera…
Per quanto riguarda gli organizzatori, credo che in futuro sarà
sempre più difficile trovare chi avrà la voglia e il
coraggio di portare altri artisti stranieri in Italia, quando con
qualsiasi banale tribute band (o peggio cover band) si fanno gli stessi
paganti se non di più! Gruppi come questi all’estero,
dove c’è una cultura musicale più profonda e radicata
rispetto alla nostra, fanno il pieno un po’ ovunque, anche in
paesi che a noi, che siamo molto più snob di quanto crediamo,
sembrano del terzo mondo. Scusate lo sfogo, ma la situazione era davvero
incomprensibile.
Per quanto riguarda gli artisti, tanto di cappello alla professionalità,
che li ha portati a suonare con entusiasmo nonostante il poco pubblico,
ma almeno speriamo che non perdano la voglia di riprovarci in futuro,
perché sarebbe una perdita grave. Per quanto riguarda poi gli
addetti in generale, è davvero triste mettere tanta energia
e passione nel sostenere musica di valore e rendersi poi conto, alla
prova dei fatti, che alla gente frega assai poco o niente, magari
tanti spendono un sacco di soldi per farsi delle belle discografie
domestiche, ma il gusto di assistere ad un bel concerto non può
essere paragonato con un ascolto casalingo, per quanto appagante possa
essere. Una tirata d’orecchie va comunque anche a chi organizza
questi eventi, non si può fare un concerto di domenica e farlo
terminare all’una di notte, a parte il fatto che secondo me
nessun concerto dovrebbe mai finire dopo le undici e mezza, ma visto
che si suonava di domenica, non potevano iniziare prima? Va beh…
speriamo solo che in futuro si possa trovare ancora chi ha l’audacia
e la forza di continuare a proporre musica di valore nel nostro paese.
Ma veniamo al concerto… i primi a salire sul palco sono stai
i Beardfish, una band rivelazione, subito colpiva l’età
media molto bassa di questi musicisti, se si tiene conto in particolare
che hanno già realizzato quattro album, ma soprattutto perché
la musica che fanno è molto bella e coinvolgente, in particolare
il leader del gruppo Rikard Sjöblom si è prodigato sul
palco trascinando l’audience con la sua energia e la sua bravura,
un vero personaggio! Hanno suonato una manciata di pezzi e Rikard
ne ha suonati un paio alle tastiere e un paio alla chitarra elettrica,
dimostrando di padroneggiare in modo egregio entrambe gli strumenti,
molto coinvolgente anche il giovane bassista, un po’ meno il
chitarrista e il batterista, che hanno svolto con precisione la loro
parte, senza dimostrare particolari doti, ma sono giovani e vanno
lasciati crescere.
Discorso molto diverso per i Ritual, una band davvero immensa, hanno
quindici anni di vita sulle spalle e anche loro hanno realizzato quattro
album in studio, ma sul palco emanano un carisma irresistibile, hanno
alternato brani acustici ad altri elettrici riuscendo a coinvolgere
emotivamente il pubblico in egual misura in entrambe le situazioni.
Il cantante è un personaggio solare che sprizza simpatia e
tiene il palco con consumata bravura, ma tutti sono stati davvero
bravi, dal bassista e flautista, al batterista che ha suonato anche
uno strano strumento ad arco dall’aspetto mediavale (ha avuto
qualche problema di suono, infatti nel primo brano eseguito con questo
strumento non si sentiva molto, ma poi le cose sono migliorate), al
tastierista, grande musica, carica di tensioni naturaliste e di influssi
folk, sicuramente debitrice dei Gentle Giant, ma comunque ottima.
Avrebbero potuto essere tranquillamente loro gli headliner. Grandiosi!
Infine sono saliti sul palco i Tangent di Andy Tillison (novello Peter
Hammill), uno dei pochi englishman a tenere alta la bandiera del prog.
Dopo due band molto coinvolgenti a livello emotivo, lo show dei Tangent
è sembrato un po’ meno avvincente, più tecnico
e più old fashioned se vogliamo, ma la perizia esecutiva e
la bellezza intrinseca delle composizioni hanno lo stesso gratificato
gli astanti, che hanno dimostrato un grande calore nonostante l’esiguità
dei numeri. In formazione oltre a Tillison c’erano il massiccio
Jonas Reingold (the Flower Kings) davvero un grande bassista, Jamie
Salazar (ex tFK) ottimo drummer (il migliore della serata) e il chitarrista
Krister Johnsson che inizialmente aveva un look inguardabile e molte
pose da guitar hero alla Steve Vai che stonavano un po’ col
genere, ma la sua bravura tecnica era fuori discussione.
Non mi sono segnato i titoli dei brani eseguiti, scusate ma ero troppo
coinvolto dalla musica, comunque tutti hanno scelto una buona scaletta,
rimane il peso delle considerazioni iniziali a gravare su questa recensione
e nemmeno la soddisfazione complessiva ha rasserenato il giudizio,
ottimi artisti e ottimo concerto, ma se non ci diamo una sveglia…
BEARDFISH:
recensioni: Sleeping in Traffic: Part One;
Sleeping in Traffic: Part Two
Intervista: 2008
RITUAL:
Recensioni: Think Like a Mountain; Ritual;
Superb Birth; Live;
The
Hemulic Voluntary Band
Intervista:
2003
TANGENT:
Recensioni The Music That Died Alone; The
World That We Drive Trough; Pyramids &
Stars
A Place in the Queue; Going
Off On One;
Not As Good As The Book;
Comm;
Le Sacre du Travail
Intervista: 2003
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