Avevamo salutato con entusiasmo il debutto di questa band texana nel
2005 ma non pensavo che avremmo dovuto aspettare tanto per ascoltare
il seguito. Nel frattempo la band ha subito qualche inevitabile cambio
di formazione, senza perdere il nucleo centrale composto da Ted Thomas
(voce e batteria) e Mick Peters (voce, chapman Stick, basso e chitarra
acustica). Il sound sinfonico e visionario invece è rimasto
intatto, con partiture complesse ma costruite con grande attenzione
alle linee melodiche.
Come abbiamo già avuto modo di notare nel debutto, i TOE producono
musica che non suona “americana”, che non cerca l’easy
listening, d’altra parte sono sempre più numerosi gli
artisti USA che hanno cercato di dare spessore al proprio songwriting
avvicinandosi alle produzioni europee, da sempre più articolate
in ambito prog. Our Own Sad Fate si compone di sette brani, tutti
molto belli e diversi tra loro. Ci sono momenti di puro lirismo come
in “Event Horizon”, che propone delle parti strumentali
di grande bellezza. L’album si apre con “Dark Energy”
e siamo subito avvolti da parti caleidoscopiche, con passaggi dolcemente
malinconici che si alternano a sferzate elettriche, molto intriganti
le ritmiche. “Walk on Water” è il mio brano preferito,
bellissimo il cantato con una bella tensione armonica, lo considero
il vertice del disco. Molto riusciti anche gli intrecci vocali di
“Life is Change”, sostenuti da una ritmica brillante.
Dopo la parentesi acustica di “West Texas”, chiude la
nervosa “Plague”, il brano che più piacerà
agli amanti del prog più classico, tutto da gustare.
L’attesa è stata lunga ma le buone premesse sono state
tutte confermate, e oggi i TOE sono in piena forma con già
un terzo album in lavorazione. Welcome back! GB
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Intervista
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