Tutto il popolo amante del new prog aspettava questo ritorno con ansia
e l'attesa viene ricompensata con generosità. Il supergruppo
a nome Transatlantic sforna il seguito del fortunato STMPe, dopo aver
assaporato l'inaspettato live.
Bridge Across Forever è composto da tre lunghe suites e dal
brano omonimo, inoltre per i più affamati ne esiste anche una
versione con bonus CD contenente varie outtakes e alcune cover come
"Smoke on the Water" e "Shine on You Crazy Diamond",
ma la copia promo non contiene il bonus CD.
Rispetto all'album d'esordio si avverte subito un clima diverso fra
i quattro musicisti, che per chi non lo sapesse rispondono al nome
di Roine Stolt dei Flower Kings, Pete Trewavas dei Marillion, Neal
Morse degli Spock's Beard e Mike Portnoy dei Dream Theater, in altre
parole il top del new prog, e sembrano molto più affiatati
e sicuri di se e osano di più, in particolare a livello compositivo.
"Duel With theDevil" è il primo estratto ed è
composto da cinque momenti, classico prog ricco di variazioni e di
cambi, con momenti torridi come "Walk Away" ed altri riflessivi
come in "Silence of the Night", poi c'è l'intricata
"You're not Alone", echi di Yes mischiati alle asperità
dei King Crimson più accessibili si susseguono senza sosta.
"SuiteCharlotte Pike" inizia con "if She Runs",
un intrigante ritmo funky, ma che ben presto lascia il posto ad una
fusion molto ariosa. Con "Mr Wonderful" il gruppo gioca
con melodie che escono dai lontani anni sessanta a seguito di gruppi
storici come i Beatles e i Kinks. I motivi si rincorrono, anche se
non sempre in modo convincente, e creano una trama complessa da cui
si potrebbero estrapolare idee sufficienti per un solo album. La Track
omonima è un episodio amletico, è un brano lento per
pianoforte sullo stile di certe cose di Elton John e in un gruppo
come questo sembra decisamente fuori luogo, anche se è ispirato
non possiede una briciola di originalità e lo trovo piuttosto
stucchevole, per fortuna dura solo cinque minuti. "Stranger in
Your Soul" rimette le cose a posto e con un intro di hammond
apre le porte ad un refrain molto azzeccato e dinamico, che si sviluppa
in modo sorprendente nei movimenti successivi, degna conclusione di
un album completo.
I Transatlantic ora credono in se stessi più di quanto non
abbiano fatto in passato e questo disco farà la gioia di tutti
i loro fans e sicuramente conquisterà nuove leve al verbo progressivo.
GB
Altre recensioni: Live in Europe;
More Never is Enough
Intervista
Live Report: 2010
Sito Web
Artisti correlati: Flower Kings; Spock's Beard; Marillion; Neal Morse
|