Sono passati circa dieci anni da quando ho ascoltato un lavoro solista
di Tomas Bodin, conosciuto principalmente per la sua militanza nei
Flower Kings. Nel frattempo il prolifico tastierista ha prodotto altri
due album solisti ed ha contribuito a numerosi progetti, nel suo sito
potete trovare la sua ricca discografia. La cosa che mi ha colpito
di Bodin è la forza creativa espressa con I Am , poi però
avevo un po’ perso la continuità col resto della sua
produzione.
Questo disco mi è arrivato in forma digitale e non conosco
le note tecniche, ma sembra che Tomas si sia occupato di tutto. I
brani proposti sono otto e si parte con la lunga “Dried Leaves
from the Sky”, quasi una suite in classico prog style, ma non
sarà proprio così. L’inizio ha un sapore epico,
molto solenne, per poi prendere delle movenze neo classiche che rimandano
ai notturni di Chopin. E anche se Bodin inserisce parti moderne a
mediare il tutto, riesce a mostrare la sua sensibilità più
romantica. Poi verso il finale il brano assume dei connotati elettronici
che sorprenderanno qualche ascoltatore, in finale si approda ad uno
space rock abbastanza psichedelico. La registrazione non è
bilanciata bene e alcuni suoni alti sono troppo forti. Anche in “When
a Ballerina Fish made Her Gum Crawl” ritroviamo accenni space,
ma sembra più di ascoltare un brano in stile Gong. Questo è
ancora più evidente con la visionaria “Damn, I was Stung
by a Zap Goblin”, dove il titolo dice già tutto. La title
track riesce ad essere ancora più visionaria e folle, Bodin
ha proprio dato via libera alla sua fantasia, gettandosi in composizioni
ardite e molto libere. Verso il finale di questo lungo brano si ritorna
su atmosfere dal sapore neo classico. Lo spirito più frivolo
e anche un tantino allucinato torna prepotente nella breve “A
Drama Queen in a Sky Bar”. Molto atmosferica è “The
Sloths are Never Climbing Inwards”, mentre “Dancing a
Tree in a Paranormal Café” è onirica e melliflua
e potrebbe risultare uno dei brani che saranno più apprezzati
dal vecchio pubblico del nostro. Chiude “Night Forest”,
un po’ lenta, come l’allungarsi di certe ombre…
quando la notte prende il sopravvento sulla luce e la malinconia cala
dolcemente sulle anime inquiete.
Questo nuovo album di Bodin è interamente strumentale e non
mi risulta ci siano altri musicisti coinvolti, per questo risulta
un po’ autoreferenziale e non è sempre un bene. È
abbastanza diverso da quelli che conoscevo, ma forse Tomas ha espresso
il suo lato più vero, dove esprime il suo io più profondo.
Ci sono dei difetti a livello di registrazione, ma questi non impediscono
di apprezzare le composizioni del nostro, che continua a dimostrarsi
musicista dalla forte sensibilità. GB
Altre
recensioni: Pinup Guru, Sonic
Boulevard,
I
Am
Interviste: 2003;
2005
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