Chi suona Heavy Metal è ciecamente innamorato di sonorità
adrenaliniche, vive il Rock con l’anima, profondamente e senza
limiti. Il Power Metal poi è il classico genere che contraddistingue
il metallaro da almeno venticinque anni a questa parte, un individuo
dall’apparente scorza dura, ma dentro fondamentalmente tenero.
Questi sono anche i Marchigiani (di Fabriano) Death Riders, duri e
melodici allo stesso tempo. Cinque ragazzi innamorati della musica,
una passione che nasce in loro dai lontani tempi della scuola. Tre
demo alle spalle e cambi di line–up interna, portano i Death
Riders a l’attuale maturazione artistica. L’esperienza
immagazzinata nel tempo sta portando i giusti risultati, infatti con
questo “Inner Synthesis” la band cresce, dando anche l’impressione
di buona coesione fra gli elementi. Oggi la line –up è
la seguente: Marco Monacelli (chitarra), Cristiano Coppa (basso),
Valerio Gaoni (Voce), Francesco Pellegrini (chitarra) ed Alessio Monacelli
(batteria).
Il demo a nostra disposizione comprende cinque brani e lo dico subito
tutti di buona fattura. Introduzione perfetta che lega con l’artwork
disegnato da Marco Stagnozzi, rappresentante l’oscura lotta
fra il cuore e la mente dell’individuo umano. Il pezzo è
proprio la title track, eseguita energicamente e ben supportata dalle
tastiere, un atmosfera ben rappresentata. Segue “Ira”,
Power Metal sostenuto da una buona ritmica e da una ricercata combinazione
corale. Potenza ben miscelata con la melodia, specialmente nel gustoso
ritornello. La chitarra di Francesco trasforma il suono in immagine
per le nostre orecchie. Si apre con le dolci note pianistiche “Far
Away”, una canzone delicata che non disdegna fughe strumentali
ancora una volta sostenute da un buon gioco di voci. E onesta anche
l’interpretazione di Valerio. Un ottimo brano di Prog Metal.
Prosegue il demo un altro momento ben strutturato, ricco di buone
idee che vanno a sfiorare certe lande di proprietà Blind Guardian,
dal titolo “Hidden Force”. L’ascolto prosegue con
piacere, senza cali di tensione a dimostrazione di una buona padronanza
di songwriting. C’è spazio anche per del Growling. Chiude
alla grande un pezzo davvero trascinante, “Damnation Dawn”.
Le atmosfere diventano scure , ma sempre legate ad una certa matrice
melodica che contraddistingue il sound di questa band.
Un demo più che onesto, suonato appunto con il cuore e la testa,
ritornando il discorso proprio all’artwork. Avrete notato che
non ho messo molti gruppi famosi per dare un riferimento a chi legge,
non è una mia mancanza, al contrario è una dimostrazione
che questi ragazzi hanno gia una buona personalità. Possono
ovviamente crescere, magari ricercando suoni come nell’intro
e dare più spazio a certe fughe di chitarra che non sono dispiaciute
affatto, ma nel complesso gia siamo abbondantemente sopra la media
di questi prodotti.
I Death Riders possono darci nuove grandi emozioni, ma spero che qualcuno
possa accorgersi di loro, l’amore per l’arte in Italia
ha davvero toccato il fondo. Sempre più difficile fare musica
per il piacere di farlo, mentre il music businnes guarda solo il proprio
interesse a discapito della cultura, qualunque essa sia. Non ci resta
che sperare, intanto godiamo di questo demo sincero, fatto da gente
che la musica la vive dentro, senza troppe pretese… MS
Altre Recensioni: Through Centuries Of
Dust; New Captivity
Interviste: 2008; 2011
Contatti: deathriders@virgilio.it
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