Ritornano dopo due anni dal buon debutto “Through Centuries
Of Dust” i fabrianesi Death Raiders con “New Captivity”.
Intanto quello che salta all’occhio è il passaggio di
testimone al basso da parte di Cristiano Coppa a favore di Federico
Mori, per il resto formazione invariata con Marco Monacelli alla chitarra,
Valerio Gaoni alla voce, Francesco Pellegrini alla chitarra ed Alessio
Monacelli alla batteria.
Il Metal Prog proposto risulta più fresco rispetto il buon
esordio del 2011, sempre epico e ben curato, soprattutto nei suoni.
L’acustica intro, “Lacerated Skies” presagisce quello
che potrebbe accadere, ossia un massiccio attacco sonoro supportato
da una ritmica chirurgica e secca. L’epicità in stile
Blind Guardian è sempre presente nel sound dei Death Riders,
ma questa volta il lato melodico è più marcato, aiutato
da coralità importanti. Infatti la prerogativa di “New
Captivity” è proprio questa, l’attenzione per le
giuste melodie.
La prova di Gaoni al microfono è buona e di personalità,
mentre le chitarre si ritrovano alla perfezione, sincronizzate da
anni di convivenza. Un altro lato che tengo a sottolineare è
quello della presenza di buoni assolo di chitarra, seppur di breve
durata. E’ sempre difficile trovare nuove idee in un genere
epico come questo, ecco dunque l’importanza delle giuste melodie
che si intersecano con le sciabolate elettriche delle chitarre, in
un connubio dolce-salato che in qualsiasi maniera accalappia l’attenzione
di chi ascolta. Fin troppo eloquente “Side Effect”, qui
il concetto espresso è ben capitalizzato ed eseguito.
Non esulano macigni sonori, pericolo caduta massi in “Bleeding
Formy Pain” ed avanti tutta con “Frail Cages”. “Introspection”
morde e sale di pathos, arioso nel ritornello, un vero inno.
I Death Riders amano le fughe, scorribande nelle scale ed anche stop
and go. In “New Captivity” non fanno sconti ad emozioni,
godendo di suoni fragorosi e appunto di epicità. Il gruppo
cresce di personalità ed ha trovato a mio avviso il proprio
sound, quello che li differenzia da altri gruppi del genere, ma sono
serviti anni per giungere a questo risultato. Un uso aggiuntivo di
synth e quindi di effetti elettronici (seppur rari), è a mio
avviso indovinato in quanto impreziosisce l’insieme.
Se devo cercare un neo, posso lamentare la mancanza di un brano davvero
più lento (a parte il breve intro) che magari a metà
percorso avrebbe fatto rifiatare l’ascolto, tuttavia “New
Captivity” scorre via che è un piacere.
Amanti del Metal e degli inni, io non mi perderei l’ascolto
di questo secondo sigillo da studio dei marchigiani, questo è
Metal D.O.C.
Lo potete trovare su tutte le piattaforme come ITunes, Soundcloud
e ReverbNation. MS
Altre Recensioni: Inner Synthesis;
Through Centuries Of Dust
Interviste: 2008; 2011
Contatti: deathriders@virgilio.it
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