Ritrovo con estremo piacere, a breve distanza dal precedente “Modinha”,
gli olandesi Life Line Project del polistrumentista Erik De Beer.
“The Finnishing Touch” è inspirato ed incentrato
su una canzone anonima Finlandese Folk ed è come il suo predecessore,
un album completamente strumentale. Ci sono sempre le influenze Jazz,
Folk, si spazia davvero in diversi campi, perfino sfiorando il Metal,
ma il suono Progressivo che ci propongono è sempre molto basato
sulle tastiere di Erik. Denoto una crescita caratteriale da parte
della band, questa volta le chitarre assumono un ruolo più
importante, quindi non solo le consuete fughe di tastiera, ma anche
ottimi assolo di chitarra elettrica, tutto questo grazie anche all’apporto
di Jason Eekhout e di Jody Van Der Gijze. Il suono diventa più
incisivo e non solo abbordabile agli amanti dei Camel. Importante
anche l’apporto di Elsa De Beer al flauto, Dineke Visser all’oboe,
Iris Sagan al basso e di Ludo De Murlanos alla batteria. Nell’album
ci sono anche vecchi brani contenuti in “Zoundworks”,
del 1984, qui rivestiti con una nuova pelle.
Il disco , raffigurato dalle belle fotografie di Helen Van Der Weck,
ci porta con la mente in quelle fredde e grigie lande. Una natura
che conquista l’uomo e lo lascia ammaliato, quasi impotente
di fronte alla sua bellezza. I brani che compongono “The Finnishing
Touch” sono diciassette, fra cui una bonus track, per la durata
totale di un ora di musica. Per certi versi sembra di ascoltare i
norvegesi Fruitcake, anche se qui si tratta di musica solamente strumentale.
Proprio il motivo “The Finish Overture” apre il cd, malinconico
e ricolmo di tastiere. Ma i The Life Line Project sono ben altra cosa,
il Jazz e l’energia solare ci incontra in “Tricky Dicky
Finds The Rainbow’s End” e qui mi riallaccio al discorso
precedente sulle chitarre. Una musica color pastello, ne troppo calda
ne fredda o nervosa, semplicemente scorrevole e dolce. Il refrain
lo si incontra in diversi episodi, compreso il variegato e Progressivo
“Attical Problems”. Non esulano i motivi Hard Prog, come
nel caso di “Theme Of James The Rover” scritto dal chitarrista
Eekhout. La canzone più lunga del cd con i suoi sei minuti,
si intitola “Little Alice” e come si può ben dedurre
dal proprio sound, è composta nel 1980, quando nel Progressive
Rock giravano band come Tibet, Neuschwanstein e Russeau. Non da meno
l’acustica “I Miss You More”, uno dei frangenti
più belli dell’intero lavoro. C’è anche
un minuto di jazz finlandese che conduce a “Saudades De Sor”,
barocca nella chitarra e lieve, con un filo di malinconia che non
stona.
In definitiva questo è un disco di vera musica, attenta alle
emozioni, mai sopra le righe, quasi rispettosa nel non voler disturbare
l’ascoltatore e chi gli è intorno. “The Finnishing
Touch” è un ulteriore passo in avanti di questa band
che, sono sicuro, anche il prossimo anno saprà stupirci con
nuove idee ed eleganza. Esempio di come ci si può far sentire
senza gridare. MS
Altre recensioni: Modinha; The
King; Beyond Time; Distorted
Memories; The Journey;
Time Out; 20 Years After; Armenia
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