Non è la prima volta che il genere musicale Progressive Rock
va a trattare nei testi argomentazioni importanti riguardanti la politica
o avvenimenti socio culturali mondiali. Il polistrumentista olandese
Erik De Beer, in questa ultima sua fatica ci racconta delle speranze
e del crollo del popolo Armeno in guerra con la Turchia. Un milione
e mezzo di morti, uno sterminio per annientare un popolo. Le parole
tendono ad evidenziare gli interessi personali, militari e l’egoismo
dell’uomo che non mette mai al primo posto il valore umano.
Questo argomento si ripete ciclicamente nella storia dell’umanità
e l’individuo non impara mai dai propri errori. In questo viaggio
formato da dodici composizioni l’artista, oltre che di Marion
Brinkman alla voce e percussioni, si coadiuva della partecipazione
di Ludo De Murlanos (percussioni e batteria), Elsa De Beer (flauto),
Dineke Visser (oboe) e Anneke Verhage (clarinetto). Parole forti dunque
e una musica questa dei Life Line Project che oramai abbiamo imparato
a conoscere ed apprezzare, vista l’uscita ciclica puntuale annuale.
Ma l’album si apre con un tributo ad un grande delle tastiere
che ci ha lasciato recentemente, Jon Lord (Deep Purple), con il brano
“New Flight” e per rendere il tutto più vivo nel
ricordo, Erik collega l’organo Hammond con i Marshall delle
chitarre, proprio come faceva il maestro nella sua fortunata carriera.
Dopo un inizio adrenalinico, il ritmo resta comunque sostenuto con
“Let Your Outside Show Me”, canzone orecchiabile che mostra
di se anche un lato vintage, specie nelle tastiere che inevitabilmente
possono ricordare i Genesis. Buono l’assolo finale di chitarra,
intenso per emotività.
“Armenia” è un lavoro vigoroso nella discografia
dei Life Line Project, che sembra abbiano deciso di mostrare anche
i muscoli. Così “Another Deadline” è un
altro movimento vivace che conferma lo stato di forma della formazione.
Coralità ricercate in “Time”, canzone dalla doppia
personalità, con un ritornello efficace e dall’anima
anni ’70. “On Your Mind” dimostra la maturazione
in sede di composizione, una canzone che comunque sa rendersi Progressiva,
grazie anche all’uso dei fiati ed agli assolo della chitarra.
Ma è la breve “Moment” che sa toccare l’anima,
così la successiva “Dans Le Ciel” cantata in francese.
Questa risale al periodo 1975, solitamente suonata dal vivo ma mai
incisa in studio dalla band. Dolcezza fonetica e sonora, semplice
e diretta all’obbiettivo.
Quando invece Erik De Beer suonava con i Zoundworks, “Injustice”
era una canzone gioiosa, qui nel disco oggi è presente nell’
arrangiamento originale.
Ma a questo punto è giunto il momento della title track “Armenia”,
suddivisa in quattro tracce, una suite spezzata che molto ha di Prog,
sia per l’approccio compositivo che per l’uso delle tastiere.
EL&P possono venire alla mente, tuttavia è l’insieme
che ricorda i fasti di questo genere apparentemente senza tempo. Cambi
umorali e di ritmo, parti strumentali con flauto e chitarra acustica,
poi la voce di Marion Brinkman, insomma un lavoro importante e ben
eseguito.
I Life Line Project proseguono a contagiare con la loro passione e
voglia di fare musica, senza strafare, solo con il cuore e con la
mente. Se avete voglia di passare un ora con della buona musica, dalle
radici importanti, “Armenia” è per voi. Rilevante
continuità. MS
Altre recensioni: Modinha; The
Finnishing Touch; The King; Beyond
Time;
Distorted Memories; The
Journey; Time Out; 20
Years After;
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