Bravi
ragazzi quelli della Tempus Fugit (affiliata alla Inside Out) che
in pochi mesi hanno ristampato sia il primo album (per la verità
ancora reperibile), che il secondo ormai introvabile degli svedesi
Ritual, uno dei pochi gruppi che mi hanno entusiasmato fin dal primo
ascolto.
Il loro sound fatto di folk e musica etnica opportunamente miscelati
con un prog carico di tensione come quello dei King Crimson e una
spiccata attitudine rock che non guasta affatto è veramente
interessante, ma la forza dei Ritual è di non assomigliare
a nessun altro gruppo, questi ragazzi sono riusciti a essere originali
in un genere dove questa parola è sempre più a rischio.
Questo album era uscito originariamente nel 1999 ed era stato autoprodotto,
meritava pertanto una ristampa dignitosa ed eccocela fra le mani.
La mia gioia è stata grande anche se devo dire che questo è
il disco meno riuscito dei tre incisi dal gruppo, ma non fraintendetemi,
tutti e tre sono dischi eccezionali e non dovrebbero mancare nella
vostra discografia.
L'album si compone di dodici tracce e non ci sono bonus aggiuntive,
ma non se ne sente minimamente la mancanza. La formula a base di folk
ecologista e suoni taglienti come rasoi viene riproposta con orgoglio,
anche se i brani sembrano un po' meno avventurosi rispetto all'esordio
e al terzo lavoro. Comunque titoli come "Do You Want to See the
Sun", "Sadly Unspoken", la malinconica "Did I
Go Wrong" o la stoppata "Really Something" sono un
gran bel sentire. Il gruppo regge bene anche con l'acustica "Golden
Angel" e chiude la partita alla grande con la tagliente e metallica
"Dinosaur Spaceship". Chiude la ballad "A Voice of
Divinity" per voce e pianoforte, con il suo testo bellissimo
da meditare con attenzione.
I Ritual sono una band immensa, non lasciatevela sfuggire. GB
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