INTERVISTA
AI RITUAL (versione inglese)
di Giancarlo Bolther e Maestrini Michele
State
celebrando dieci anni di attività, ci puoi raccontare la storia
della band?
Il nostro
cantante e chitarrista Patrick, il nostro batterista Joahn ed io suonavamo
insieme già nel 1988 in una band di progressive rock di nome
“Brod”. Alla fine del 1992 il gruppo si sciolse, ma Joahn,
Patrick e io (il trio originale) formammo immediatamente una nuova
band, perché sentivamo ancora di avere le stesse ambizioni
sia musicali che creative.
Il tastierista Jon Gamble si unì a noi nel Febbraio del 1993
e così nacquero i Ritual.
Fra il ‘93 e l’inizio del ‘95 passammo molto tempo
in sala prove, senza fare concerti dal vivo, questo fu dovuto principalmente
dal fatto che Patrick fu molto occupato in quanto musicista di successo
qui in Svezia. Nel frattempo continuammo a scrivere nuovo materiale
e a sviluppare un nostro stile personale. All’inizio del 1995
entrammo in contatto con la label francese Musea e nell’estate
dello stesso anno registrammo il nostro primo cd, che venne accolto
molto bene. Grazie a quel disco riuscimmo a fare una serie di concerti
in Europa durante il 1996 in Italia, Germania, Olanda, Ungheria, Norvegia,
Inghilterra e Svezia.
Nell’autunno del 1996 iniziammo a lavorare sul nuovo materiale
per un secondo album e nel 1997 registrammo parecchie versioni demo
delle nuove canzoni, ma l’attività della band fu piuttosto
limitata, perché tutti noi eravamo impegnati in progetti esterni.
Il nostro frontman Patrick Lundstrom all’epoca vinse il concorso
svedese per l’Eurovision Song Contest con il trio pop Blond,
questo e altri fatti impedirono al gruppo di fare dei tour. Finalmente
all’inizio del 1998 entrammo al Rommaro Recording Studio per
iniziare a registrare il nostro nuovo materiale per realizzare il
nostro secondo album Superb Birth.
Super Birth fu realizzato nella primavera del 2000 e decidemmo di
provare a pubblicarlo per una nostra label personale, occupandoci
in prima persona della distribuzione. Alla fine questa scelta si rivelò
una cattiva mossa, poiché nessuno di noi aveva realmente il
tempo necessario per condurre una piccola record company. A causa
di questo e del fatto che erano passati cinque anni dalla realizzazione
del nostro primo album, la distribuzione fu un fallimento e l’album
non ebbe l’attenzione che penso meritasse. Comunque Superb Birth
ricevette una gran quantità di recensioni positive da parte
di giornali musicali di tutto il globo e riuscimmo a suonare una manciata
di concerti in Europa. Nonostante questi problemi lo spirito creativo
della band era molto alto e così ritornammo in studio di registrazione
quello stesso anno. A due anni da queste prime sessioni di registrazione
Think Like a Mountain, il nostro terzo album, fu realizzato dalla
Tempus Fugit e questo ci porta al punto in cui siamo arrivati oggi.
Avete
prodotto solo tre album, non siete una band molto prolifica, come
mai?
Capisco
cosa intendi, tre album in dieci anni possono sembrare un po’
pochi. Ma la maggior parte di noi non sono musicisti a tempo pieno.
Tutti noi, eccetto Patrick, abbiamo altre attività al di fuori
della musica e abbiamo diversi progetti esterni. Patrick e Johan inoltre
sono diventati padri qualche anno fa e naturalmente l’essere
genitore occupa molto tempo, penso però che siamo una band
abbastanza prolifica e produttiva nel senso che mettiamo un sacco
di energie, tempo e duro lavoro nella nostra musica e nei nostri dischi.
Credo che la produttività dovrebbe essere misurata qualitativamente
oltre che quantitativamente e noi adesso stiamo producendo una gran
quantità di musica anche se la maggior parte di essa non è
registrata su album. I Ritual sono un gruppo che ogni tanto ama sbizzarrirsi
in vari progetti musicali sperimentali, che possono ispirare e sviluppare
la nostra musica. Per esempio nel 2000 abbiamo registrato la band
mentre improvvisava e la musica che ne uscì fu veramente interessante.
Quella musica è stata edita, mixata e masterizzata, anche se
non è ancora stata pubblicata con un album. Progetti di questo
tipo sono positivi per una band, sono fonte di ispirazione e portano
nuove idee nella musica, anche se non vengono poi realizzati su cd.
Abbiamo qualche progetto simile che viaggia parallelo oltre al normale
lavoro con i Ritual.
Stare
insieme come band senza registrare un nuovo album per lungo tempo
è stato difficile?
No e
sinceramente non credo che smetteremo mai di suonare insieme. Dopo
dieci anni (per alcuni di noi sono quindici) facciamo questo sia per
ragioni musicali che sociali. In questi 10 anni non abbiamo guadagnato
un solo penny come band e i Ritual costano considerevolmente di più
di quanto guadagnino economicamente, eppure siamo ancora insieme dopo
tutto questo tempo. Semplicemente noi amiamo suonare insieme e amiamo
stare insieme. Il clima musicale, le prospettive e l’ispirazione
in questo gruppo cambiano e si evolvono continuamente il che mantiene
tutto interessante e impegnativo.
Quanto
tempo avete impiegato per la realizzazione di Think Like A Mountain?
Circa
due anni e mezzo. La maggior parte della musica di Think venne composta
arrangiata e registrata fra l’autunno del 2000 e l’autunno
del 2002. La title song, che venne composta abbastanza velocemente,
è la più recente, anche se ha all’interno alcune
parti che presero origine da improvvisazioni mie e di Patrick risalenti
a dodici anni fa! Non abbiamo registrato tutte le canzoni in un solo
periodo ma piuttosto l’opposto. Di solito, infatti, non appena
abbiamo una nuova idea musicale, una canzone quasi completa o una
appena abbozzata andiamo direttamente allo studio di registrazione
per registrarla e questo ci impegna di solito circa due giorni. Poi
torniamo a casa e continuiamo a scrivere e dopo un mese o due, non
appena sentiamo di avere una o più canzoni pronte, torniamo
allo studio e le registriamo. Ecco come è nato il nuovo album.
Ci puoi
raccontare qualcosa circa le nuove canzoni?
Le canzoni
presenti in Think sono molto varie e penso che ogni canzone sia un
mondo a se stante. Ogni pezzo possiede un proprio feeling, un proprio
arrangiamento e suono, una propria produzione e quindi la propria
atmosfera. Abbiamo provato a realizzare questo abbastanza consapevolmente.
Ad esempio abbiamo"What Are You Waiting For" che per me
è una tipica canzone d’apertura dei Ritual, molto energica
e con un riff “elettroetnico”. Poi abbiamo “Esplosive
Paste” che possiede alcuni strani riff rock&roll e un potente
drumming. "Mother you’ve been gone for much to long"
è un pezzo abbastanza dilatato e atmosferico con una produzione
elaborata, che include un orchestra d’archi. Dall’altra
parte abbiamo la strumentale “On” che è un pezzo
molto immediato e principalmente acustico di sola chitarra, bouzouki
e percussioni registrate più o meno live nello studio. Come
vedi è un album molto variegato che presenta diverse ispirazioni.
C’è
un concept dietro questo nuovo album?
Musicalmente
penso che la variazione possa essere vista come una sorta di concept.
Liricamente c’è sicuramente un tema che unisce le canzoni,
ma questa non è stata una cosa pianificata, è semplicemente
risultato così. Come puoi notare c’è sempre un
tema eco-filosofico nella musica dei Ritual. Il titolo del nuovo album
“Think like a mountain” si riferisce a questa tematica
che significa molto per noi. La maggior parte delle canzoni dell’album
(e ovviamente anche negli altri album) in un modo o nell’altro
esprimono il bisogno di identificarsi con le condizioni ambientali,
non solo nell’ordine di ricreare e incrementare il nostro difficile
rapporto con il pianeta vivente, ma perché possiamo beneficiarne
noi stessi in un livello più personale e quotidiano, sia fisicamente
che psicologicamente. Questo concetto si esplica nel realizzare che
noi non siamo stranieri in questa terra, che c’è di più
nella vita della fama, della fortuna e degli affari e che la vita
in sè è più antica dell’uomo e più
importante di qualunque invenzione l’uomo abbia creato. Inoltre
la storia dell’uomo è intimamente intrecciata con la
meravigliosa storia della terra e di tutte le sue manifestazioni e
tutto questo è in noi stessi in ogni momento, non importa quanto
diventiamo urbanizzati, alienati e distaccati. Le persone sono naturalmente
tanto “natura” quanto i lucci nel lago, i gufi, il plancton
sottile e fenomeni come le nuvole e le tempeste. Questo per qualcuno
potrebbe sembrare troppo New age e campato in aria ma è la
verità senza dubbio!
Con queste prospettive la vita diventa meno triste, fiacca e monotona,
diventa più divertente, varia e stupefacente. Probabilmente
potremmo beneficiarne tutti quanti se… pensassimo come una montagna
(il titolo dell’album appunto). In sostanza: tutto ruota sul
riconciliarsi con l’ambiente naturale e per me restaurare questo
legame con la natura è un grande modo per ritrovare una serenità
sia personale che con gli altri.
Dove
trovate l’ispirazione per scrivere la vostra musica?
L’ispirazione
arriva da una gran quantità di posti differenti. In parte deriva
dal pensiero circa la natura e dalle nostre esperienze con essa, mentre
musicalmente proviene da ogni cosa ascoltiamo. C’è talmente
tanta musica al mondo! L’ispirazione a scrivere musica può
provenire da uno specifico suono o da uno specifico strumento. Infine…chi
conosce da dove provenga il bisogno di fare musica? Sembra una cosa
magica e io penso sia una forza della natura.
Nel nuovo
album ho sentito una gran quantità di influenze folk, puoi
dirmi di questo interesse per la musica folk?
Sono
profondamente interessato alla musica tradizionale e al folk fin dalla
metà degli anni 80. Ho suonato musica folk svedese per molti
anni, ho studiato etno-musicologia e ho sempre proposto musica popolare
interessante agli altri ragazzi della band, che di solito mostravano
di apprezzare. Joahn, il batterista è ora anche un musicista
folk e suona la Nyckelharpa (uno strumento tradizionale svedese).
La folk music presente nei Ritual comunque non è specificamente
svedese o scandinava, ma è più che altro geograficamente
indefinita. Attualmente penso ci siano più influenze arabe
che scandinave nella nostra musica e non a caso uno dei miei gruppi
preferiti è una band curda dell’Iran che si chiama The
Kamkars. Consiglio vivamente i loro albums!
Il vostro
cantante ha cantato anche con i Kaipa, un’altra band che unisce
prog e musica folk. In che rapporti siete con loro? Siete amici?
Abbiamo
conosciuto e seguito Roine Stolt per qualche anno, poiché abbiamo
suonato qualche concerto con i Flower Kings in passato, ma non siamo
amici intimi. Hans Lundin dei Kaipa chiese a Patrick se gli andava
di cantare in qualche traccia del loro nuovo album e Patrick accettò.
La sua apparizione nell’album dei Kaipa è semplicemente
come ospite e non come membro a tempo pieno.
Ci
sarà un nuovo album dei Kaipa a breve?
Si!
Patrick ha inciso la voce su alcune nuove canzoni dei Kaipa, ma al
momento non sa quando il nuovo album sarà realizzato. Probabilmente
verso la fine di quest’anno.
Quali
sono le differenze più significative fra i vostri album?
A mio
avviso il nostro nuovo album è una specie di fusione o una
conclusione dei nostri due album precedenti. Il primo era molto vario
e gioioso, con un’energia giovanile e una quantità di
arrangiamenti e strumentazioni differenti. Superb Birth era forse
non tanto vario come il primo ma era più focalizzato sulle
canzoni e possiede una energia leggermente oscura e più aggressiva.
Credo che il nuovo album possieda la varietà e la giocosità
del primo album e la focalizzazione sulle canzoni e sulla produzione
di Superb Birth.
Quali
sono gli artisti che vi hanno maggiormente influenzato, se ce ne sono?
Ce ne
sono talmente tanti! Ascoltiamo un sacco di musica differente.
Il punto di partenza musicale di ogni componente dei Ritual è
stata la scena Heavy Metal dei primi anni 80 ed eravamo tutti grandi
fans degli Iron Maiden. Quando abbiamo cominciato a suonare insieme
come gruppo ascoltavamo invece artisti inglesi come Yes, Gentle Giant,
Genesis, Peter Gabriel e Queen e ci piace tutt’ora ascoltare
queste bands. Per i King Crimson invece il discorso è diverso
in quanto sono ancora una band fantastica. Infatti penso che i loro
ultimi 3 album siano i loro migliori, stanno ancora rinnovando la
loro musica e il loro sound mentre rimangono attaccati al vero spirito
della band. Mi piace molto il loro ultimo lavoro The Power to Believe.
Inoltre noi tutti ascoltiamo Bjork e U2 e ci è piaciuto molto
Ok Computer dei Radiohead. C’è cosi tanta buona musica
al mondo!
Stiamo
assistendo ad una gran quantità di importanti gruppi svedesi,solo
per citarne alcuni: Anglagard, Anekdoten, Flower Kings, Lanberk. Il
tuo paese sembra essere molto prolifico per artisti di talento, pensi
ci sia una ragione che spieghi questo?
Non
saprei davvero. Il fatto è che nessuna di queste band è
famosa in Svezia e non c’è una scena progressive da noi.
Il clima musicale in Svezia è molto commerciale e attento ai
trend e la maggior parte delle volte che la stampa parla di progressive
rock lo fa solitamente in un contesto negativo. Come vedi è
una specie di piccolo mistero. Credo che molti di noi abbiano avuto
più successo all’estero che non nella nostra patria.
Comunque c’è un sacco di talento attorno, tanti ottimi
musicisti e questo è dovuto al fatto che in Svezia ci sono
abbastanza occasioni per ragazzi di prendere in mano uno strumento
e cominciare a suonare musica. Per lo meno questo succedeva quando
siamo cresciuti noi, poiché faceva parte del sistema scolastico.
Oggi credo che il clima politico ed economico sia cambiato e le possibilità
diminuite.
Cosa
ne pensi della scena new-prog e come vi vedete all’interno di
essa?
Personalmente
non ascolto molto del neo prog attuale e questo vale anche per ognuno
della band.
La maggior parte della musica neo prog sembra essere molto teorica
e focalizzata sulle capacità tecniche dei singoli componenti
[parole sante!! ndr] e in certo senso puo’ diventare molto convenzionale.
Per me molta della vera progressione musicale avviene al di fuori
della scena prog, ma il termine progressive è molto vago e
soggettivo. Non mi interessa davvero se la musica è prog o
qualcos’altro se mi fa stare bene o mi incuriosisce o mi ispira
in qualche modo. Certamente penso che i Ritual siano parte della scena
prog, in quale modo o come ne siano all’interno è difficile
per me dirlo perché ne sono troppo coinvolto. Credo che ascoltatori
diversi possano avere diverse opinioni a riguardo.
Pensi
che il momento di grazia che la scena prog sta vivendo abbia aiutato
la vostra band ad emergere?
Certamente,
perché se non ci fosse stata una scena prog non credo avremmo
avuto un circuito per la nostra musica.
In questo
periodo il prog metal è molto popolare, ci sono molte band
come Dream Theater, Simphony X, Flower Kings e Ayreon. Credete di
essere vicini in qualche modo a queste band o no?
In effetti
non ho mai sentito i Simphony X o gli Ayreon. Ho sentito i Dream Theater,
ma non sono esattamente ciò che mi piace ascoltare. Ho sentito
e visto dal vivo i Flower Kings, ma ancora una volta non sono proprio
coinvolto da questo tipo di musica, anche se ho tutto il rispetto
per questi musicisti. Per me la cosa positiva della scena prog è
ed è sempre stata la grande varietà di gruppi e musicisti.
Le band sono tutte molto diverse: Dream Theater, Lanberk, Flower Kings,
Ritual… queste sono tutte band musicalmente differenti, ognuna
ha il suo stile personale e questa diversità è per me
la benedizione del progressive rock!
Qual
è la sfida più importante per il vostro futuro?
Prima
di tutto di seguire il responso di Think, che speriamo voglia significare
ancora tour e incontrare i nostri fans. Sarebbe molto bello tornare
in Italia. Successivamente di scrivere nuova musica eccitante, ispirata
e significativa per noi. Non sarà una fotocopia di Think, ma
credo che i fans dei Ritual non si aspettino fotocopie. Il mondo è
in continuo cambiamento e c’è sempre musica attorno quindi
non credo sarà un problema!
Formazione:
Patrik Lundstrom vc & gtr
Fredrik Lindqvist bs
Jon Gamble keys, synth & mellotron
Johan Nordgren drums & percussions
Discografia:
Ritual 1995 Musea
Super Birth 1999 Self
Think Like A Mountain 2003 Tempus Fugit
GB + MM
Recensioni: Think Like a Mountain; Ritual;
Superb Birth; Live;
The
Hemulic Voluntary Band
Live Reportage
Sito Web
|