Rock Impressions

Ritual - The Hemulic Voluntary Band RITUAL - The Hemulic Voluntary Band
Tempus Fugit / Inside Out
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Prog
Support: CD - 2007


Torna con il quarto cd in studio uno dei miei gruppi prog preferiti fra quelli usciti negli ultimi dieci anni. L’attesa era tanta e dopo il capolavoro Think As A Mountain del 2003 mi chiedevo con quale magia mi avrebbero saputo deliziare questi folli musicisti svedesi. Il parto, come tradizione del gruppo, ha richiesto di pazientare qualche anno ed ecco finalmente il risultato fra le mie avide mani. Già la copertina del cd è più intrigante del solito, viene abbandonata la vena “naturalista primitiva” e viene adottata un’immagine più propriamente prog.

Anche il titolo è piuttosto bizzarro, quali sono le reali intenzioni del gruppo con questo nuovo cd? Fin dalle prime note sembra tutto abbastanza chiaro: i Ritual hanno voluto fare un classico prog album, insomma meno futurista dei lavori precedenti e più legato alla tradizione, ma è proprio così? In buona parte si, ma con i Ritual le sorprese non mancano mai e la parte chitarristica di “In the Wild” è strepitosa! Ma facciamo un passo indietro, la title track suona un po’ Gentle Giant ed ecco che sembra spiegato lo strano titolo del pezzo, è uno scherzo? Forse, ma devo dire che a parte la sorpresa iniziale non l’ho trovato un gran ché, anzi è proprio una mezza delusione. “In the Wild” è una scarica di energia, un prog molto duro e nervoso, ma al tempo stesso raffinato e ricco di sfumature, poi c’è il torrenziale assolo di chitarra da non perdere. “Late in November” è una ballad molto malinconica, che sembra fare il verso a certa musica folk americana, questi ragazzi sono sempre geniali. “The Groke” ha la drammaticità di una marcia funebre, un canto lugubre e solenne, enfatizzato dall’abilità del gruppo, per certi versi ricorda alcune cose degli Anekdoten. In “Waiting Bridge” i nostri sembrano fare il verso ai Flower Kings, mah? “A Dangerous Journey” è una classica suite di oltre ventisei minuti, una piece talmente ricca che è difficile farne un resoconto esaustivo, dico solo che ci sono momenti meravigliosi che si alternano a cali di tono, ma nel complesso il gruppo mostra tutta la propria abilità e confeziona un brano di classico prog, fatto come si deve.

Che dire, il disco è molto, molto bello, ma è anche meno ispirato del primo o del terzo, amche se è superiore al secondo. Non ci sono brani indimenticabili come l’immensa “Infinite Justice”, ma per i fans può bastare anche così. Comunque per quante critiche si possano muovere, i Ritual restano uno dei migliori gruppi prog in circolazione. GB

Altre recensioni: Ritual; Think Like a Mountain; Superb Birth; Live;
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Intervista

Live Reportage


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