Sherinian si è guadagnato uno status da culto, non credo servano
molti commenti biografici. Le sue innumerevoli collaborazioni parlano
da sole e nel tempo si è guadagnato la stima di molti colleghi,
i cui elogi fanno una certa impressione. Alcuni hanno prestato il
loro contributo in questo disco. Oltre a Simon Phillips, con cui lavora
da tempo, troviamo i chitarristi Zakk Wylde, Steve Vai, Ron Thal,
Joe Bonamassa (che canta in un brano) e Kiko Loureiro. Al basso si
alternano Billy Sheehan, Tony Franklin, Jimmy Johnson e Ernest Tibbs.
Sorprende solo che siano passati quasi dieci anni dal disco solista
precedente.
The Phoenix contiene otto brani, sette sono strumentali e troviamo
una grande varietà compositiva che spazia dal jazz rock al
prog, con parti molto pompose, non mancano momenti di estasi rock,
che fanno ripensare ai grandi nomi dei tasti d’avorio dei primi
settanta. Lo sfoggio di bravura a volte sovrasta un po’ l’ascoltatore,
ovviamente chi ama i virtuosismi qui ne trova in abbondanza, il gusto
epico di molti brani però rende il titolo attraente e longevo.
Si discosta dal resto l’unico brano cantato “Them Changes”,
un rock blues che mi ha ricordato il compianto Leslie West, grazie
anche ad un Bonamassa in grande forma.
Se questa musica fosse stata messa al servizio di una band, ad esempio
i Deep Purple, grideremmo al miracolo, invece è un disco solista
di Sherinian, scusate se è poco. GB
Altre recensioni: Black Utopia;
Mythology; Blood
of the Snake; Molecular
Heinosity
Interviste: 2003; 2004
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