Rock Impressions

Derek Sherinian - Blood of the Snake Derek SHERINIAN - Blood of the Snake
Inside Out
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Prog Metal
Support: CD - 2006


Derek è noto a tutti per aver fatto parte dei Dream Theater, ma non bisogna dimenticare che in precedenza ha prestato il suo servizio anche ad Alice Cooper e ai Kiss, per poi darsi da fare con sua maestà Malmsteen e con lo sguaiato Billy Idol. Non c’è che dire, una bella carriera e questo è il suo quinto disco solista, se si condidera anche il primo Planet X, poi divenuti una band vera e propria. Una carriera regolare che ha visto il nostro uscire regolarmente sul mercato nonostante i tanti impegni artistici.

Come per gli episodi precedenti non mancano nomi illustri, collaborazioni prestigiose che sono al tempo stesso il riconoscimento dei suoi meriti artistici. In questo nuovo lavoro ri-troviamo il selvaggio Zakk Wylde, Malmsteen, Petrucci, Tony Franklin, Brad Gillis (lo sapevate che il primo disco in cui ha suonato Derek è stato quello solista di Gillis?), ma ci sono anche delle sensazionali new entry come Slash e Billy Idol.

La formula proposta dal nostro non è cambiata rispetto al passato, si tratta come sempre di una raccolta di brani che vanno dal metal, molti elementi prog e tanta fusion, in un certo senso io parlerei di jazz metal, che non è un vero e proprio genere definito, ma descrive bene quello che si ascolta nei solchi di questo cd ed emerge prepotente fin dal primo brano “Czar of Steel” con i suoi tempi complessi e le continue improvvisazioni, terreno perfetto per Petrucci. Invece “Man With No Name” è un chiaro tributo ai Black Sabbath, quelli con Ozzy, uno dei pochi brani cantati con Zakk che fa il verso al Madman in modo veramente efficace. Un titolo che non ha bisogno di commenti è “Phantom Shuffle”, sembra di ascoltare i Soft Machine in chiave metal con tanto di fiati. Dopo una ballatona poco originale, ma ricca di assoli molto toccanti arriva il brano eponimo, un prog metal modernista e piuttosto oscuro, come vuole anche la cover inquietante, uno degli episodi dove Sherinian si mette più in mostra. Smooth jazz per “On the Moon”, mentre un bel prog metal con sferzate sabbatiane erutta da “The Monsoon”. “Prelude to the Battle” è densa di profumi orientali, la calma prima della tempesta che esplode con l’epica e un po’ scontata “Viking Massacre”. Si chiude in allegria con la cover di “In the Summertime” performata dall’ugola ruvida di Idol e dalla chitarra sleazy di Slash, un gran finale per un disco molto vario e ben congeniato.

Sherinian continua ad essere un ottimo direttore che orchestra i prestigiosi guests senza imporre despoticamente il suo grande talento e riesce anche a far divertire. GB

Altre recensioni: Black Utopia
; Mythology; Molecular Heinosity; The Phoenix

Interviste: 2003; 2004

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