Derek è noto a tutti per aver fatto parte dei Dream Theater,
ma non bisogna dimenticare che in precedenza ha prestato il suo servizio
anche ad Alice Cooper e ai Kiss, per poi darsi da fare con sua maestà
Malmsteen e con lo sguaiato Billy Idol. Non c’è che dire,
una bella carriera e questo è il suo quinto disco solista,
se si condidera anche il primo Planet X, poi divenuti una band vera
e propria. Una carriera regolare che ha visto il nostro uscire regolarmente
sul mercato nonostante i tanti impegni artistici.
Come per gli episodi precedenti non mancano nomi illustri, collaborazioni
prestigiose che sono al tempo stesso il riconoscimento dei suoi meriti
artistici. In questo nuovo lavoro ri-troviamo il selvaggio Zakk Wylde,
Malmsteen, Petrucci, Tony Franklin, Brad Gillis (lo sapevate che il
primo disco in cui ha suonato Derek è stato quello solista
di Gillis?), ma ci sono anche delle sensazionali new entry come Slash
e Billy Idol.
La formula proposta dal nostro non è cambiata rispetto al passato,
si tratta come sempre di una raccolta di brani che vanno dal metal,
molti elementi prog e tanta fusion, in un certo senso io parlerei
di jazz metal, che non è un vero e proprio genere definito,
ma descrive bene quello che si ascolta nei solchi di questo cd ed
emerge prepotente fin dal primo brano “Czar of Steel”
con i suoi tempi complessi e le continue improvvisazioni, terreno
perfetto per Petrucci. Invece “Man With No Name” è
un chiaro tributo ai Black Sabbath, quelli con Ozzy, uno dei pochi
brani cantati con Zakk che fa il verso al Madman in modo veramente
efficace. Un titolo che non ha bisogno di commenti è “Phantom
Shuffle”, sembra di ascoltare i Soft Machine in chiave metal
con tanto di fiati. Dopo una ballatona poco originale, ma ricca di
assoli molto toccanti arriva il brano eponimo, un prog metal modernista
e piuttosto oscuro, come vuole anche la cover inquietante, uno degli
episodi dove Sherinian si mette più in mostra. Smooth jazz
per “On the Moon”, mentre un bel prog metal con sferzate
sabbatiane erutta da “The Monsoon”. “Prelude to
the Battle” è densa di profumi orientali, la calma prima
della tempesta che esplode con l’epica e un po’ scontata
“Viking Massacre”. Si chiude in allegria con la cover
di “In the Summertime” performata dall’ugola ruvida
di Idol e dalla chitarra sleazy di Slash, un gran finale per un disco
molto vario e ben congeniato.
Sherinian continua ad essere un ottimo direttore che orchestra i prestigiosi
guests senza imporre despoticamente il suo grande talento e riesce
anche a far divertire. GB
Altre recensioni: Black Utopia;
Mythology;
Molecular
Heinosity;
The Phoenix
Interviste: 2003; 2004
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