Ultimamente
gli Anathema hanno fatto dischi molto belli, stilisticamente ineccepibili,
però francamente mi sembravano molto uguali e ripetitivi. Nonostante
questo a ogni loro uscita ho sempre mantenuto una viva curiosità,
soprattutto per gli sviluppi che avrebbero potuto intraprendere, non
dimentichiamo che sono una delle band più mutevoli del rock.
Discorso a parte per il dvd, che era di una bellezza ultraterrena.
Così mi sono messo all’ascolto di questo nuovo capitolo
della loro saga, con rinnovata curiosità, ma anche con un po’
di disincanto, perché forse la band aveva imboccato una specie
di spirale concentrica.
The Optimist ha fugato ogni mio dubbio nel giro di pochi istanti di
ascolto. La band non ha stravolto il sound maturato negli ultimi capitoli,
piuttosto l’ha portato ad un livello superiore. “Leaving
It Behind” mostra contaminazioni elettroniche nel sound post
moderno della band con melodie splendide, quasi una fusione tra prog
e trip hop. Non meno coinvolgente “Endless Ways”, col
tipico crescendo, che ormai è diventato un loro marchio di
fabbrica. Il sound della band è riconoscibile e i fans apprezzeranno
sempre di più l’impegno compositivo infuso in questo
nuovo disco, che brano dopo brano mi sta conquistando. La lirica title
track è quasi un inno, struggente e denso. La tensione non
subisce mai cali o contraccolpi per tutto il disco e si viene avvolti
da una musica stratificata e a tratti solenne, coinvolti in un’esperienza
quasi tridimensionale. Un risultato che eleva ancora di più
gli Anathema.
Sono contento di aver potuto constatare che la band dei fratelli Cavanagh
è tornata in splendida forma e questo disco incanterà
ancora di più vecchi e nuovi fans. GB
Altre recensioni: Hindsight; We're
Here Because We're Here; Falling Deeper;
Weather Systems;
Distant Satellites;
A Sort of Homecoming
Articoli: Anathema, il vero Prog Metal
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