ANATHEMA, il "vero"
prog metal
di Massimo Salari
Molti di voi potrebbero obiettare il fatto che gli ANATHEMA
non siano un gruppo Metal Progressive, ma secondo me, invece, incarnano
alla perfezione lo spirito di evoluzione artistica tipico che dovrebbe
animare ogni gruppo che vuole fare della musica “progressiva”,
la loro storia musicale è infatti una storia di progressione
stilistica-sonora.
Gli ingredienti ci sono tutti per poter essere considerati Metal Progressive
e sicuramente lo sono più di moltissimi altri che si illudono
di esserlo e si attribuiscono indebitamente di questo logo, mentre
ripetono da anni le stesse soluzioni datate e scopiazzate da qualcun'altro.
L'esordio Anathema avviene solo nel 1992 con un violento disco dal
titolo "The Crestfallen", malgrado si formino verso la fine
degli anni '80. I fratelli Vincent e Daniel Cavanagh (chitarre) accompagnati
dal grande bassista ed autore Duncan Patterson (oggi Antimatter),
il vocalist Darren White ed il batterista John Douglas propongono
un Doom Metal devastante e gotico con voce growling. Il successivo
"Pentecost III" pone i ragazzi di Liverpool all'attenzione
della casa Peaceville Records, anche se il disco non si discosta poi
molto dal suo predecessore. Nello stesso periodo ritroviamo complessi
di forte influenza per il genere come i My Dying Bride, i Paradise
Lost ed i Cathedral.
Nel 1993 nasce "Serenades", primo vero disco ufficiale degli
Anathema, visto la sua durata più consistente, il genere proposto
è ancora lo stesso. Ma è l'anno successivo che avviene
la prima svolta, Il singer originario Darren White se ne va ed il
posto dietro al microfono lo ricopre Vincent.
Siamo al 1995 e "The Silent Enigma" rappresenta un disco
fondamentale, non solo per l'evoluzione degli Anathema, ma proprio
per il genere Doom-Metal di sempre ed il grande pubblico si accorge
di loro. L'evoluzione artistica è dunque incominciata e maggiormente
si sviluppa nel successivo stupendo "Eternity", il Metal
comincia a lasciare spazio a sonorità più psichedeliche
tanto care ai Pink Floyd ed ai Porcupine Tree. In questo cd ci sono
due brani che entrano nella storia discografica degli Anathema e tutti
e due sono scritti da Patterson che in un futuro prossimo firmerà
i brani più belli in assoluto e sono "Far Away" e
"Suicide Veil".
Molto avranno da fare i fans del combo che si vedranno cambiare d'ora
in avanti, di disco in disco, lo stile sonoro.
Quale miglior degno successore per un disco come questo? Sicuramente
"Alternative 4". Per chi scrive è il capolavoro assoluto,
il punto massimo dove i nostri englishmen si sono spinti, a livello
di momenti drammatici ed intimistici con quei testi decadenti che
sono il suggello di quello che è un lavoro P E R F E T T O
sotto tutti i punti di vista. I Pink Floyd sono sempre più
presenti come ad esempio in "Fragile Dreams". Resta difficile
stabilire quale sia la canzone più bella, la drammatica e violenta
"Empty", o la meravigliosa e triste "Regret"?
Non c’è un brano in particolare che spicca, è
proprio tutto l'insieme che convince. Il Metal è quasi del
tutto assente e quanto sembrano distanti i tempi di "Serenades"......
Ma quando tutto sembra andare per il meglio i Fans devono accusare
un duro colpo, la dipartita dell'autore dei pezzi più belli,
Duncan Patterson. Lo ritroveremo appunto nel progetto Antimatter,
anche questo molto decadente e drammatico, pieno zeppo di pathos.
Entra al suo posto Dave Pybus e ritorna alla batteria Douglas che
dopo una breve assenza per problemi di droga sembra essersi rimesso
in carreggiata. Svolta anche per quello che riguarda la casa discografica,
gli Anathema si accasano nell'attenta e grande Music For Nations,
le vendite, grazie ad una migliore distribuzione, crescono inevitabilmente.
Il timore dei fans per la dipartita di Duncan di un mutamento stilistico
radicale è però infondato, il nuovo "Judgment"
è si evoluto, ma non poi di molto anche se si riscontra una
certa 'commercialità' nei brani, sempre molto gradevoli e di
alto livello. Raffinatezza è la prima parola che ci barcamena
in mente dopo l'intero ascolto di questo disco.I Porcupine Tree ed
i Pink Floyd sono ora fin troppo evidenti ed il pubblico che li segue
diventa sempre più omogeneo. Il momento più alto del
disco è la commovente "One Last Goodbye", dedicata
alla madre morta dei fratelli Cavanagh.
Il successo commerciale è più che buono, ma i nostri
inglesi devono di nuovo fare i conti con un'altra dipartita che rallenta
lo sviluppo artistico, Dave Pybus lascia i compagni per i più
famosi Cradle Of Filth. Nel frattempo per ingannare l'attesa di una
nuova realise e pure per cercare una nuova strada da intraprendere,
gli Anathema ci propongono un disco acustico e non di brani del passato
come " Far Away", "Eternity (part 3)" o l'orchestrata
"The Silent Enigma" dal titolo "Resonance". Ma
questa sicuramente è una mossa commerciale visto che a realizzarla
è la veccia casa Peaceville. Il progetto si ripete due anni
dopo con "Resonance 2". Nel 2001 è la volta di "A
Fine Day To Exit" e di nuovo una sterzata verso un diverso sound
pur rimanendo sempre velatamente malinconici. E' questo una specie
di Pop prettamente britannico, che stupisce per immediatezza mantenendo
pure i testi nello standard Anathema ossia drammatici.
Se con "Alternative 4" i tempi del Metal sembrano distanti
oggi con "A Fine Day To Exit" sono veramente anni luce pur
mantenendo qualche venatura violenta come ad esempio in "Panic".
A questo punto non ci sono più termini per recensire un disco
come l'ultimo "A Natural Disaster", è lapalissiano
che ogni loro disco è un capolavoro a se. La critica può
accanirsi su di loro come vuole, ma la loro evoluzione ed il loro
stile è straordinario, ha fatto letteralmente scuola. Non guardano
giustamente in faccia a nessuno, suonano quello che sentono, si modificano
come una ameba e non scendono a compromessi.
Al basso si è aggiunto il terzo fratello Cavanagh, Jamie. Addirittura
si odono stralci di Elettronica, la voce di Vincent è come
quella di un Robot nella canzone "Closer". Inutile scandalizzarsi,
i ragazzi di Liverpool ci hanno abituato a questi cambi repentini
di stile ma in fin dei conti il dolore, la raffinatezza e la melodia
delle loro canzoni di base sono sempre gli stessi. Riassumendo questa
breve carrellata storica non ci resta che confermare che la musica
a certi livelli emozionali è pura A R T E .
Non esiste un genere quando la musica è assoluta: scribacchini,
non cercate di coniare nuovi nomi per il sound degli Anathema, lasciate
perdere...
Salari Max
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